Il Centro per l'educazione e informazione ambientale e l'Agenzia per i beni confiscati alla mafia erano legati anche ai due dirigenti della Regione arrestati per lo scandalo rifiuti
E’ rimasto in vita per anni, era stato finanziato con una pioggia di milioni (9 in soli 4 mesi) per altro per volere di due dirigenti poi arrestati per la vicenda rifiuti legata al re di Malagrotta Manlio Cerroni. Ora il Creia (Centro Regionale Educazione e Informazione Ambientale), un ente praticamente inattivo, è stato finalmente chiuso. Soppresso dalla Regione Lazio come dovrebbe accadere anche all’Abecol, altra agenzia regionale presieduta, fino al suo arresto, da Luca Fegatelli che si sarebbe dovuta occupare dei beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio e la cui esistenza era stata definita “non giustificabile” dalla Corte dei Conti visto che dal 2011 è stata istituita un’analoga agenzia nazionale che ha l’esclusiva.
Ma mentre il Creia, anche per la questione dei finanziamenti sollevata da un’interrogazione del Movimento 5 Stelle, è stato soppresso con una delibera di Giunta del 21 gennaio scorso, per l’Abecol, nonostante le indicazioni della Corte dei Conti di fine novembre ed il precedente della Consulta del 2012, c’è solo una dichiarazione d’intenti firmata dal presidente della Regione Nicola Zingaretti. Una memoria di Giunta del 13 gennaio (4 giorni dopo l’arresto di Fegatelli) inviata a tutti i consiglieri regionali nella quale si esprime l’intenzione di adottare “una proposta di legge – si legge nel documento – da sottoporre all’approvazione del Consiglio per l’abrogazione della legge regionale 20 ottobre 2009, n. 24”, la norma con la quale è stata istituita l’Abecol.
Ilfattoquotidiano.it ha chiesto più volte una replica alla Regione Lazio senza avere risposta. “Anche se Zingaretti non lo ammetterà mai – dichiara Silvana Denicolò, capogruppo dei 5 Stelle in Regione – è chiaro che la soppressione di questi due enti inattivi e inutili è la conseguenza delle nostre inchieste e dei servizi giornalistici. Enti che hanno come protagonisti alcuni degli attori principali dello scandalo Cerroni”. Un risultato non indifferente per i 5 Stelle ed i sindacati, Usb e Direr, che in questi mesi hanno segnalato più volte la cosa. Ciononostante la soppressione dell’Abecol non sembra così immediata. “Dopo il parere della Corte dei Conti – spiega Valentina Corrado, consigliere regionale 5 Stelle – ho presentato il 12 dicembre scorso una mozione per chiedere alla Giunta di provvedere alla chiusura dell’Abecol che al tempo non è stata presa neanche considerazione dal Consiglio regionale. Tant’è che il 30 dicembre è stato approvato il regolamento per l’affidamento in concessione a favore di soggetti di privato sociale di beni confiscati alla criminalità organizzata. Questo in netto contrasto con le indicazioni della Corte dei Conti che aveva definito l’esistenza dell’Abecol non più giustificabile. Per finire il festival delle contraddizioni in Consiglio il 29 gennaio la maggioranza ha bocciato la mia mozione inerente la chiusura dell’Abecol”.