In una lettera, che ilfattoquotidiano.it pubblica, il dirigente Ue Koos Richelle segnala il cattivo utilizzo dei soldi erogati. Ad essere stati sospesi sono quasi 35 milioni di euro destinati a politiche di inclusione e formazione
Ci sono quasi 35 milioni di euro bloccati. Esattamente 34.721.251,16 euro che potrebbero non arrivare ancora per molto tempo. Sono i soldi del Fondo sociale europeo destinati alla Regione Sardegna da utilizzare per le politiche di inclusione, per la formazione e per il lavoro nel periodo di programmazione 2007-20013 con l’obiettivo “Competitività regionale e occupazione”. Ma il pagamento intermedio è stato interrotto. La notizia è contenuta in un documento riservato, inviato lo scorso dicembre dalla Commissione europea alle autorità di gestione e di certificazione del cosiddetto Por Sardegna e ai rappresentanti del ministero dell’Economia. È la risposta alla domanda avviata dalle autorità italiane il 31 ottobre.
In sostanza, si legge nella lettera firmata dal dirigente Ue Koos Richelle e che ilfattoquotidiano.it pubblica, sono state riscontrate carenze nella gestione dei fondi da parte della Regione. In particolare “nel funzionamento dei sistemi di gestione e di controllo”: non sarebbero state rispettate la separazione delle funzioni, la designazione degli organi intermedi e i sistemi di contabilità, sorveglianza e informativa finanziaria informatizzati. Sull’utilizzo dei fondi esiste un monitoraggio continuo: le missioni di audit. Una prassi con relative analisi e relazioni. Ebbene, la decisione della Commissione Ue nasce proprio dall’esito dell’ultimo controllo effettuato tra il 9 e il 13 settembre e tra il 23 e il 26 settembre 2013. Il parere è stato “sfavorevole”, da qui lo stop ai pagamenti.
Si tratta, spiega chi conosce bene la materia, di un cartellino giallo. Una sorta di avviso: se dalla Regione non saranno prese misure adeguate si passerà addirittura alla sospensione dei fondi. Ad ogni modo, per ora, il flusso di denaro per progetto è in stand-by, secondo l’articolo 91 del regolamento (CE) n. 1083/2006. L’interruzione terminerà, come si legge anche nella lettera, “non appena le autorità italiane avranno adottato le misure atte a migliorare il futuro funzionamento dei sistemi di gestione” e “apportato le rettifiche finanziarie”. Fino ad allora niente denaro. E da ambienti vicini alla Regione si apprende che per il momento è tutto fermo. Una grana che ricadrà quindi sul mandato del nuovo presidente della Regione.
E sarebbe strano il contrario a meno di due settimane dal voto del 16 febbraio in cui si decide chi governerà l’Isola per i prossimi cinque anni. Unico accenno senza conseguenze da parte della candidata della coalizione “Sardegna Possibile”, Michela Murgia. In un confronto con altri tre aspiranti governatori ha sottolineato, come riporta il quotidiano online Sardegna Oggi, che “L’Europa ci ha avvisato di aver bloccato il fondo sociale perché l’attuale governo regionale non ha fatto i controlli di secondo livello sulle spese dello stesso fondo”. Affermazione che non è stata smentita nell’immediato dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, presente al dibattito, né ulteriormente approfondita.
In realtà a inizio anno l’assessore regionale al Lavoro, Mariano Contu, aveva certificato la buona performance regionale nella spesa dei fondi strutturali europei in una nota: ”A fronte di una media nazionale di spesa del 52,7 % delle risorse – aveva affermato l’esponente della giunta – il Fondo sociale europeo (Fse) della regione ha certificato, a Bruxelles, una spesa pari al 69,4% delle risorse del programma (468,5 milioni di euro certificati su 675 milioni di euro di dotazione complessiva). Non solo, il programma Fse ha raggiunto anche per il 2013 tutti gli obiettivi nazionali ed europei, ma per capacità di spesa risulta essere la seconda tra le regioni dell’obiettivo competitività, dopo la Provincia autonoma di Trento”. Poi aveva rimarcato l’esigenza di accelerare per “evitare di perdere i fondi” e quella di “mantenere un’attenta vigilanza”. Nessun accenno alla comunicazione della Commissione Ue già arrivata negli uffici regionali.