Così il presidente del Consiglio in una lettera al Corriere della Sera motiva l’opportunità della sua presenza nella città russa che ospita i Giochi invernali. Assenti Obama, Merkel, Cameron, Hollande il premier italiano invece segue l'esempio di Cina, Giappone, Turchia, Ucraina e Olanda
”Oggi sarò a Sochi, al fianco dei 113 atleti italiani, all’inaugurazione della ventiduesima edizione delle Olimpiadi invernali. È una scelta che rivendico”. Così il presidente del Consiglio Enrico Letta in una lettera al Corriere della Sera in cui motiva l’opportunità della sua presenza nella città russa che ospita i Giochi. Assenti Obama, Merkel, Cameron, Hollande il premier italiano invece segue l’esempio di Cina, Giappone, Turchia, Ucraina e Olanda.
“Meglio non andare, qualcuno ha detto. Meglio disertare per manifestare più esplicitamente il dissenso del nostro governo – già peraltro inequivocabile – rispetto alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione – scrive -. In molti tuttavia hanno preferito esserci, a partire dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che senz’altro non può essere tacciato di mollezza nella causa universale di difesa dei diritti”. “Per me lo sport non è politica – spiega Letta -. È però dimensione pubblica. È cultura delle regole, competizione tra pari, aggregazione sociale”.
Per Letta essere in Russia vuol dire esprimere “in una dimensione pubblica, la nostra concezione di libertà, di comunità, di rispetto dell’altro. Esserci non significa dismettere ma anzi riaffermare il ruolo che l’Italia svolge, e ancor più continuerà a svolgere quando sarà alla guida dell’Europa nel prossimo semestre, per l’estensione (e certo non per un arretramento) dei diritti”. “Anche di questo – assicura – parlerò oggi e domani a Sochi con i capi di Stato e di governo. Con loro e con quanti avranno la responsabilità di valutare la possibile candidatura olimpica di Roma 2024”.