La donna, congolese di 43 anni, subì la violenza di un sacerdote a Pesaro. Non riconobbe la piccola per non abbandonare il suo ordine, ma in seguito al rifiuto della Congregazione di riaccoglierla, ha fatto ricorso per poter vedere la bambina che nel frattempo è stata affidata a una famiglia
Non aveva riconosciuto quella bambina nata dallo stupro subito da un sacerdote, a Pesaro. Voleva continuare a essere una suora, per questo la piccola venne subito affidata a una famiglia. Ma in seguito al rifiuto della Congregazione di riaccoglierla, la donna, una congolese di 43 anni, ha chiesto di poter rivedere la figlia. Un diritto che si è vista riconoscere dalla Cassazione, che ha revocato la procedura di adozione.
E’ il marzo del 2010 quando la religiosa – con alle spalle incarichi di responsabilità e studi alla Pontificia università Urbaniana – subisce lo stupro da parte di un sacerdote, anche lui congolese, di cui non ha mai rivelato l’identità. La bambina nasce nel febbraio dell’anno dopo, lei vuole rimanere con l’ordine congolese dove nel 1996 ha preso i voti: le ‘Petites Soeurs de Nazareth’, e per questo non riconosce la piccola. Ma arriva il rifiuto della Congregazione e, insieme, il ripensamento della donna, 73 giorni dopo aver partorito. “Il rifiuto iniziale, data anche la particolare situazione psicologica della suora, non può fare perdere il “diritto alla genitorialità”, scrivono i supremi giudici.