Mario Bortoletto, autore del libro "La rivolta del correntista", vademecum contro gli abusi delle banche, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Ci sono modi illeciti con cui le banche alzano gli interessi chiesti ai clienti. Dal 2008 ho fatto otto cause contro i colossi più importanti. Ne ho già vinte due: mi hanno restituito già 450mila euro"
“Io sono arrabbiatissimo con le banche e non riesco a pensare che centinaia di imprenditori hanno imbracciato un fucile o si sono impiccati nelle loro fabbriche, perché non hanno resistito alla strapotere delle banche. Bisogna dire basta agli istituti di credito che ti tolgono tutto quello che hai ottenuto con tanti sacrifici. Sono giganti di argilla che si possono sconfiggere”. Mario Bortoletto è un imprenditore edile di Vigonza, in provincia di Padova, che ce l’ha fatta a non farsi più fregare dal sistema bancario. Una storia di resistenza personale che ha deciso di raccontare ne “La rivolta del correntista” (edito da Chiarelettere), un libro che svela i meccanismi nascosti con i quali le banche lucrano sui conti correnti.
“Il testo non è un mattone nel numero delle pagine, ma ha la potenza del mattone”, spiega subito Bartoletto. “Sto ricevendo decine di telefonate di amici, colleghi, uomini e donne di tutta Italia che l’hanno letto e mi dicono che se lo divorano in 3 ore. Questa – prosegue – è per me la più grande soddisfazione, perché io non sono uno scrittore. Sono un imprenditore che senza tanti giri di parole o l’uso di termini complicati ha cercato di andare dritto al cuore del problema. Bisogna leggere bene i documenti che le banche ci inviano e sottoporli all’attenzione di un commercialista specializzato nel diritto bancario. Da questa perizia ci si renderà conto che i conteggi sono sempre fatti a nostro sfavore”.
“Ci sono modi illeciti – prosegue – con cui le banche alzano i tassi d’interesse chiesti ai clienti, arrivando a chiedere tassi usurai. Ecco perché, quando l’ho scoperto a mie spese non ci ho pensato due volte a fare causa. Dal 2008 ne ho collezionate otto contro i colossi più importanti”, dice con un punta di orgoglio. “E – sottolinea – ne ho già vinte due: le banche mi hanno restituito già 450 mila euro”.
L’imprenditore ci tiene a dire, e lo ribadisce più volte, che non esiste una magia per sconfiggere le banche: “Serve solo la caparbietà e tutta la forza che ha solo chi si alza presto ogni mattina e non sa quando andrà a dormire per toccare i punti deboli degli istituti bancari. Tutti noi pensiamo di essere debitori nei confronti delle banche, ma in realtà siamo creditori. Questo se le devono mettere tutti bene in testa”.
La battaglia di Bortoletto contro la vessazione delle banche è spinta anche da un messaggio chiaro, quasi presente nel Dna degli imprenditori del Nord Est: il lavoro è sacro e guai a chi cerca di levarglielo. E, quando le banche hanno cominciato a mettere il bastone tra le ruote della sua oliatissima attività (“fatturati in crescita come i dipendenti che qui da noi nel Padovano sono come amici e io ne faccio lavorare circa 60”), la rabbia è stata più forte della disperazione che attanaglia le centinaia di imprenditori che, purtroppo, si sono arresi togliendosi la vita.
Le umiliazioni subite per mesi dai direttori di banca che gli hanno chiuso i rubinetti del credito, gli hanno chiesto di rientrare dal fido, gli hanno negato gli affidamenti e gli anticipi delle fatture sono stati la molla per lottare. “Il messaggio del mio libro deve essere positivo”, puntualizza Bortoletto che continua: “Vedo ancora troppo spesso miei amici imprenditori che sbadigliano. Non lo può fare un uomo di impresa, perché equivale a dire che c’è uno stato di rimbambimento. La mente è offuscata e non va bene. La crisi per chi la vive non si può descrivere. Quando a me le banche hanno chiesto di tirare fuori una cifra a sei zeri, in fretta per non venire sbranato, sono stato costretto a vendere. Ecco perché bisogna invertire la rotta”.
Bortoletto non solo rincuora quanti pensano di non farcela più, ma avvalora la sua lotta con i numeri. “Se nel 2012 – dice con soddisfazione – al tribunale di Milano sono state presentate solo 180 cause contro le banche, nel 2013 queste sono salite a 1.860, anche grazie al lavoro che stiamo facendo con il movimento ‘Il delitto di usura’ di cui sono vicepresidente”.
E per far cambiare atteggiamento ai clienti che non devono essere più inermi e impauriti dalle banche ha anche stilato un vademecum con i “dieci comandamenti del correntista”.