MATTEO RENZI ha dato tempo al governo fino al 20 febbraio. Solo allora il maggiore partito che sostiene l’esecutivo deciderà quale posizione tenere nei confronti di Palazzo Chigi. Fino al 20, però, sono diversi gli appuntamenti politici ed extrapolitici che potrebbero cambiare del tutto lo scenario di riferimento. 11 febbraio: nell’aula di Montecitorio partirà l’iter della legge elettorale “Italicum”. Gli accordi presi nei giorni precedenti (liste bloccate di 5-6 eleggibili su 118 collegi, premio di maggioranza a chi supera il 37% o chi vince il turno di ballottaggio tra i due partiti maggiori, sbarramenti al 12% per le coalizioni, 8% ai partiti che corrono da soli e 4,5%), potrebbero finire impallinati in qualsiasi momento da maggioranze trasversali e franchi tiratori. L’11 febbraio è anche il giorno in cui è fissata, a Napoli, la partenza del processo sulla presunta compravendita dei senatori da parte della premiata ditta Berlusconi, De Gregorio, Lavitola. Ma nelle due sedute dell’11 e del 12 febbraio si dovrà per adesso prendere atto della rinuncia della presidente della quarta sezione del Tribunale, Loredana Acierno (moglie dell’ex procuratore di Bari Antonio Laudati, finito sotto procedimento del Csm per la gestione dell’inchiesta Tarantini-escort in cui è coinvolto Berlusconi). Il 16 febbraio c’è poi il primo appuntamento elettorale: le Regionali in Sardegna. Il Pd di Renzi rischia di prendere una sonora lezione dal governatore uscente Ugo Cappellacci. Il giorno seguente, il 17, in aula finirà anche il provvedimento sul finanziamento pubblico dei partiti. Entro il 21 febbraio scadranno poi sia il Decreto-legge 146 sulla “riduzione della popolazione carceraria”, sia il 145, cosiddetto “Destinazione Italia”.

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