Ora Santarcangelo può festeggiare. Si è conclusa con un atto di indirizzo firmato dal commissario straordinario Clemente Di Nuzzo la battaglia dei Mutoid, la comunità di artisti specializzati nella realizzazione di sculture assemblate riciclando rottami metallici, originaria dell’Inghilterra. La campagna di salvataggio da decine di migliaia di adesioni per quello che è stato unanimemente riconosciuto come “un bene cittadino”, lo dissero le Soprintendenze ai beni architettonici di Ravenna e di Bologna, ma lo dissero anche politici di ogni bandiera, dal Pd al Pdl, fino ad arrivare alle liste civiche cittadine, si è conclusa infatti “positivamente” per gli artisti d’adozione sarcangiolese che vivono a Mutonia: nonostante la doppia sconfitta davanti al Tar, il tribunale amministrativo regionale, a cui gli abitanti dell’insediamento erano ricorsi per sospendere l’ordinanza che voleva cacciarli per poi demolire il loro campo, è stato il commissario Di Nuzzo a stabilire via atto d’indirizzo che il provvedimento giurisdizionale di demolizione “non è più rispondente ad un attuale concreto interesse al ripristino”. E che “anzi è incompatibile con le valutazioni e gli accertamenti effettuati dalle autorità preposte al vincolo che insiste sull’area di insediamento”. Quell’area dove oggi sorgono le sculture di rifiuti riciclati della Mutoid Waste Company, che da Londra nella provincia di Rimini arrivò nel 1990.
Una decisione accolta con favore dagli artisti ma anche dai santarcangiolesi, che per mesi si sono battuti “con forza e quasi unanimemente”, recita l’atto commissariale, a suon di iniziative e petizioni online avviate allo scopo di preservare la piccola comunità nata in occasione del Festival dei Teatri e divenuta, negli anni, “un elemento imprescindibile della città”, come scrive uno degli oltre 11.000 firmatari dell’appello pubblicato su Change.org. Ma soprattutto, un sospiro di sollievo per la Mutoid Waste Company, che dopo una lunga battaglia a suon di appelli e ricorsi può chiudere con la parola ‘fine’ la vicenda iniziata nel luglio scorso, quando il proprietario di un terreno adiacente a quello occupato dagli artisti e dalle loro roulotte si era rivolto al Tar per chiedere che il Comune verificasse la regolarità del villaggio. Allora la situazione sembrava disperata per gli abitanti di Mutonia, i cui figli, vent’anni dopo, ormai sono bene inseriti nelle scuole cittadine: la precarietà delle strutture del villaggio, roulotte che poi sono laboratori d’arte, container che nascondono opere e officine, e sculture ottenute tramite il riciclo di rifiuti urbani, si era tradotta in un parere negativo da parte del tribunale e in un’ordinanza di sfratto con tanto di demolizione del sito e ripristino dell’area, emessa dal Comune.
L’atto, però, firmato dall’amministrazione santarcangiolese proprio in seguito al pronunciamento del Tar, era “dovuto”, più che voluto, come spiega lo stesso Di Nuzzo. Insomma, l’ordine di demolizione non era piaciuto nemmeno alla Giunta. E infatti il primo ad avviare l’iter necessario a regolarizzare l’insediamento era stato proprio il Comune di Santarcangelo che, da un lato, aveva consigliato agli artisti di impugnare l’ordinanza ricorrendo al Tar, e dall’altro aveva firmato un documento, sottoscritto da tutte le forze politiche cittadine, dal Pd, al Pdl, dal Psi a Una Mano per Santarcangelo, a Officina Politica, “affinché si pongano in essere tutte le azioni necessarie a che il gruppo artistico continui a essere parte integrante della comunità”.
In tribunale i Mutoid il ricorso l’avevano perso. Ma a difendere gli artisti, intanto, erano sopraggiunti i santarcangiolesi e anche le soprintendenze per i beni artistici emiliano romagnole di Bologna e Ravenna, concordi nel dire che “Mutonia non si tocca” perché è “un bene artistico” da tutelare. Undicimila firmatari della petizione “pro Mutoid” e più di 20.000 iscritti alla pagina Facebook della comunità di artisti dopo, quindi, il caso era approdato in Parlamento, con gli eletti emiliano romagnoli che avevano sottoscritto un’interrogazione presentata al ministero dei Beni e delle attività culturali per dire che “l’insediamento è di per se stesso un’opera artistica, un’esperienza unica sia a livello nazionale che internazionale, e la stessa Mutoid Waste Company è un’importante realtà culturale e sociale integrata con la città di Santarcangelo di Romagna, per cui rappresenta tra l’altro un veicolo di promozione turistico-culturale notevole”.
A chiudere la partita iniziata da un cittadino di Santarcangelo, quindi, mancava solo l’atto del Commissario straordinario Clemente Di Nuzzo. Ma dopo mesi d’incertezza il supporto alla ‘causa mutoide’ da parte del Comune è arrivato doppio: se da un lato, infatti, l’atto di indirizzo annulla l’ordinanza emessa dal Comune in seguito alla sentenza del Tar, dall’altro il Piano Operativo Comunale tematico, adottato lo scorso dicembre, disciplina dal punto di vista urbanistico e territoriale l’insediamento della Mutoid Waste Company, riconoscendolo ufficialmente come “spazio pubblico dedicato all’arte contemporanea”.