Ecco quattro criteri non scientifici per valutare i compensi ai dirigenti delle società controllate e partecipate dal pubblico. In alcuni casi, invece di parlare di improbabili privatizzazioni o riorganizzazioni, sarebbe meglio parlare di liquidazione.
di Roberto Perotti* (Fonte: lavoce.info)
È molto difficile stabilire la “giusta” remunerazione dei dirigenti di società pubbliche. Il fatto che una società pubblica sia in perdita non significa necessariamente che il suo management sia incapace: alcune società hanno tali vincoli politici (per esempio sulle tariffe o sulle remunerazioni imposte dai sindacati o dai politici) che inevitabilmente sono in perdita. E il fatto che abbia degli utili non significa necessariamente che il suo management sia capace, perché spesso le società pubbliche operano in regime di monopolio o sono fortemente sussidiate. Inoltre, uno stipendio alto non sempre è di per sé scandaloso: un bravo manager ha un mercato anche nelle aziende private, e può valer la pena pagare un po’ di più per assicurarsene i servizi.
Con queste premesse, in questo articolo offro quattro criteri non scientifici per fare un po’ di luce sulla corporate governance di alcune aziende partecipate dal Tesoro: un confronto con le aziende britanniche equivalenti, il passato professionale del dirigente, la politica della parte variabile delle retribuzioni e (più soggettivo) l’utilità delle società partecipate. Tutti i dati sulle remunerazioni sono tratti dal documento del Ministero dell’Economia, scaricabile qui.
Criterio 1: Un confronto con le aziende pubbliche britanniche
Tra le società controllate dal MEF, ve ne sono almeno due che possono essere facilmente confrontate con omologhe britanniche: le Poste (con la Royal Mail) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (con la Royal Mint). Si noti che entrambe le società italiane hanno un fatturato totale molto simile a quello delle omologhe britanniche.
Note:
1. Il documento del Tesoro riporta remunerazioni maggiori per il 2012, ma queste includono arretrati del 2011.
2. Le remunerazioni della Royal Mail si riferiscono al 2012/2013, quindi prima della privatizzazione.
3. Il presidente della Zecca dello Stato ne è anche l’ Amministratore Delegato.
Nelle Poste, la remunerazione dell’ Amministratore Delegato è molto simile a quella del Ceo britannico. L’Ad di Poste Italiane è l’ ex Ad di Siemens Italia, quindi una persona che ha fatto il manager ad alto livello in una multinazionale. Ma il presidente, che ha fatto tutta la carriera all’interno delle Poste da sindacalista della Cisl, percepisce 600.000 euro, quasi 3 volte il suo collega britannico. (1)
Lo stesso problema si pone chiaramente se guardiamo al consiglio di amministrazione delle Poste. Dei tre consiglieri (ognuno dei quali ha percepito nel 2012 circa 50.000 euro) Maria Claudia Ioannucci, professoressa di diritto amministrativo comunitario, è una ex senatrice di Forza Italia, di cui così scrive Lavitola (all’epoca latitante a Panama) nella famosa lettera a Berlusconi: “Lei mi ha promesso: [….] di collocare la Ioannucci nel Cda dell’Eni [….] Mi ha concesso: La Ioannucci nel Cda delle Poste (aveva promesso anche di darle la Presidenza di Banco Posta, anche questo non è stato mantenuto).” Il secondo consigliere è Antonio Mondardo, ex assessore leghista della provincia di Vicenza nonché sindaco di Grancona (Vicenza). In nessun caso risulta la minima esperienza nel campo.
Chi parla (impropriamente) di privatizzazione delle Poste dovrebbe chiedersi se un privato possa permettersi di investire in una società con una corporate governance così pericolosa.
L’Ad (e presidente) della Zecca di Stato percepisce quasi il triplo del suo omologo britannico. È stato presidente di Grandi Stazioni, Fintecna, e Alitalia, tutte aziende pubbliche all’epoca della sua carica.
Criterio 2: l’esperienza passata dei manager pubblici
Passiamo a Consap, altra società partecipata al 100 percento dal MEF. La società nasce nel 1993 dopo la privatizzazione dell’INA, ed è una sorta di “assicuratore pubblico” con particolare attenzione a individui colpiti e danneggiati e sottoassicurati: gestisce i il Fondo di garanzia per le vittime della strada, il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura, il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa, il Fondo di credito per i nuovi nati, il Fondo per il credito ai giovani, etc.
Il settore assicurativo è molto particolare, e richiede una forte esperienza specifica nel campo. Ci si aspetterebbe che a dirigere la Consap venga chiamato un esperto del settore o un gestore di fondi. In realtà il suo amministratore delegato è Mauro Masi, ex segretario generale del Presidente del Consiglio Berlusconi, capo di gabinetto del vicepresidente del Consiglio, ed ex direttore generale della Rai. Il suo compenso nel 2012 è stato però di 473.768 euro. Il Presidente, Andrea Monorchio, ex Ragioniere Generale dello Stato, ha percepito nel 2012 225.860 euro.
Criterio 3: la retribuzione variabile
Nel complesso, i compensi ai membri dei Cda delle 29 società controllate dal MEF ammontavano nel 2012 a 13,5 milioni. Di questi, 1,8 milioni componevano la “parte variabile”. È interessante notare che, dei 18 amministratori che avevano diritto per contratto a una parte variabile, non uno ha percepito meno del massimo possibile. Che politica di premialità è mai questa, in cui tutti prendono sempre il massimo possibile?
Criterio 4: l’utilità
Come detto, questo è necessariamente il criterio più soggettivo. Quello che il commentatore può fare è offrire qualche informazione, e lasciare valutare al lettore.
Prendiamo Coni Servizi, partecipata al 100 per cento dal MEF. Questa società è senza ombra di dubbio uno dei più grandi capolavori della finanza pubblica italiana. La sua storia è narrata in questo articolo di Pasquale Coccia. Creata nel 2002 per mettere fuori bilancio (cioè, per nascondere) alcuni costi del Coni, ha generato a sua volta solo ulteriori debiti. Ma non è questa la parte interessante della storia. Incredibilmente, presidente e Ad di Coni Servizi furono per molti anni, e fino a pochi mesi fa (quando è cambiata la dirigenza del Coni) Giovanni Petrucci e Raffaele Pagnozzi, che erano rispettivamente il presidente e il segretario generale del Coni! Un modo molto semplice, ma non molto sottile, per aggiungere uno stipendio, che nel 2012 è stato di 194.000 e 336.000 euro rispettivamente.
Passiamo a Studiare Sviluppo. Creata nel 2003 per offrire supporto per specifici problemi delle amministrazioni pubbliche, la società ha attualmente progetti negli ambiti seguenti: “Cultura e Turismo” (2 progetti), “Energia e Ambiente” (1 progetto), “Politiche di Sviluppo e di Programmazione Economica” (3 programmi), “Politiche Fiscali” (1 progetto) e “Twinning” (1 progetto). Si noti che per ognuno di questi temi esiste già un ministero specifico, più 20 assessorati regionali e decine di altre società pubbliche, a cominciare da Invitalia e le varie “Sviluppo Italia” regionali.
Cosa fa Studiare Sviluppo? Si prenda il progetto “Sensi Contemporanei”, uno dei due nell’ambito di Cultura e Ambiente. Esso è finalizzato a:
• divulgare la metodologia di gestione del processo e le modalità procedurali presso le Amministrazioni pubbliche, gli enti locali e le istituzioni interessate;
• promuovere momenti di approfondimento e confronto;
• fornire azioni di supporto e accompagnamento allo sviluppo territoriale a livello regionale attraverso iniziative sperimentali e innovative nel settore della produzione audiovisiva e dello spettacolo dal vivo;
• fornire azioni di supporto e accompagnamento allo sviluppo territoriale a livello locale e regionale attraverso iniziative sperimentali nel campo delle arti visive e dell’urbanistica.”
Ognuno può dare la sua valutazione.
Si prendano ora i tre programmi di “Politiche di Sviluppo e di Programmazione Economica”. Almeno tre ministeri, e tutte le regioni, e tanti altri enti (come lo Svimez, il Cnel e decine di altri) producono ogni anno tonnellate di carta e decine di gigabytes di documenti online per spiegare e “valutare” a spanne la politica della programmazione. C’ è bisogno di un altro ente, che produca l’ ennesimo documento?
Si prenda infine il progetto di “twinning”. Esso consiste nel “gemellare” amministrazioni italiane con le omologhe estere. La gran parte del progetto è consistito nell’offrire assistenza tecnica per gemellaggi doganali con altri paesi. Ma cosa ci sta a fare il Ministero degli Esteri?
Anche qui, ognuno può giudicare. Ma quello che sappiamo è che l’amministratore delegato ha percepito nel 2012 261.771 euro.
Infine, Italia Lavoro è uno delle decine di enti che si occupano di lavoro, formazione, politiche attive, inserimento etc. Come Studiare Sviluppo, mette a disposizione di enti locali e enti pubblici e privati la sua expertise. I suoi progetti, che si sommano alle migliaia di progetti e programmi ideati e finanziati da Stato, regioni, provincie, comuni, e Unione Europea (e mai scientificamente valutati) sono consultabili qui (si noti che solo pochi programmi sono tuttora attivi). Anche qui ognuno può giudicare; il compenso percepito dall’amministratore delegato nel 2012 è stato di 241.000 euro.
In tutti questi casi, forse invece di parlare di privatizzazione (peraltro impossibile, perché non c’è mercato per questo tipo di aziende) o dell’ennesima riorganizzazione, sarebbe meglio cominciare a parlare di liquidazione.
(1) È importante fare chiarezza sul tema del famoso tetto agli stipendi, su cui c’è molta confusione. Il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (c.d. decreto spending review), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 ha posto un tetto di circa 301.000 euro, pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione (la formulazione è incredibilmente infelice, perché il trattamento economico del primo consigliere di Cassazione varia a seconda di chi ricopre quel ruolo in un dato momento). Tuttavia, ai sensi dell’ articolo 2, commi 20-quater e 20-quinquies, le società che emettono “strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati” sono esentate da questo limite. Tra le società citate in questo articolo, solo Poste Italiane è esentata dal limite. Le altre dovranno uniformarsi al primo rinnovo del CdA. Si noti che il decreto spending review pone ulteriori limiti a seconda delle dimensioni della società. Quindi per esempio anche le remunerazioni degli AD di Studiare Sviluppo e di Italia Lavoro dovranno scendere leggermente rispetto al livello attuale.
Bio dell’autore
Roberto Perotti ha conseguito il PhD in Economics al MIT nel 1991. Dopo 10 anni alla Columbia University di New York e due anni all’European University Institute di Firenze, dal 2001 è all’IGIER-Universita’ Bocconi e dal 2006 è ordinario presso la stessa università. E’ research associate del National Bureau of Economic Research e del Center for Economic Policy Research. E’ stato consulente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Banca Interamericana per lo Sviluppo, della Banca Centrale Europea, della Fed, e della Banca d’Italia. E’ stato redattore de lavoce.info fino al 2012.
*Roberto Perotti coordina un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica. Il contenuto di questo articolo rappresenta le idee personali di Roberto Perotti e non è stato in alcun modo sottoposto alla visione né tantomeno al vaglio preventivo di alcun componente del gruppo di lavoro o della segreteria.