Dallo scandalo Montepaschi alle dimissioni del ministro De Girolamo, passando per le 450mila firme per salvare la Costituzione. Per raccontare i fatti abbiamo bisogno del vostro sostegno
Domenica scorsa, citando la bella inchiesta di Davide Vecchi sui finanziatori conosciuti e sconosciuti di Matteo Renzi, Eugenio Scalfari ha scritto su Repubblica (riassumiamo) che il Fatto Quotidiano vuole screditare il leader del Pd dopo essergli stato favorevole “in odio al partito da lui guidato”. Poi il Fondatore, dopo aver confessato che il “voltafaccia” del Fatto gli ha reso improvvisamente “simpatico” il sindaco di Firenze, conclude che i nemici di questo giornale sono da sempre Napolitano, Letta e il Pd perché la nostra linea è: “viva Grillo e abbasso chi gli si oppone”.
Purtroppo per Scalfari (sempre piuttosto sfortunato nelle citazioni) quella stessa mattina il Fatto pubblicava in prima pagina un editoriale dal titolo “Disgustoso e demenziale” dedicato agli insulti contro la presidente della Camera Boldrini ospitati sul blog di Grillo. Ma non è questo il punto. Scalfari, come tutti i giornalisti integrati nel sistema di potere politico-finanziario, attribuisce a noi il metodo che gli è familiare: quello cioè di organizzare il giornale sulla base dello schema amici (da appoggiare)- nemici (da colpire), con la possibilità che i nemici possano diventare amici (e viceversa) sulla base delle convenienze editoriali (o di altra natura) del momento. Il Fatto funziona in un altro modo. Da noi non ci sono amici e nemici su cui modellare opinioni e organizzare campagne di stampa. Da noi esistono prima di tutto le notizie e il resto viene di conseguenza. Quando Renzi, per fare un esempio, ha detto: aboliamo il finanziamento pubblico dei partiti, lo abbiamo apprezzato. Se però la sua nobile intenzione resta lettera morta, dobbiamo per forza criticarlo, ricordandogli che senza tante chiacchiere il M5S ha rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali con un semplice tratto di penna. Del resto non abbiamo mai fatto sconti ai grillini ogni volta che lo meritavano, prendendoci la nostra brava dose di insulti (“Falsi amici”). Per limitarci all’ultimo anno, i fatti del Fatto ci hanno fatto scoprire lo scandalo Montepaschi, gli affari privati del ministro (ora ex) De Girolamo, i sordidi affaristi che prosperano sulle macerie del terremoto aquilano, le dolci vacanze (a spese nostre) del governatore Chiodi. È stato il Fatto ad accendere i riflettori sulla trattativa tra Stato e mafia, a denunciare la forte anomalia delle telefonate di Mancino con Napolitano (di cui siamo i soli a segnalare i molti errori), a promuovere la grande manifestazione di Palermo a sostegno del pm Di Matteo condannato a morte, nel silenzio generale, da Riina.
La scorsa estate è stato il Fatto a raccogliere 450mila firme contro il tentativo (poi fallito) di stravolgere la Costituzione, orchestrato dai saggi quirinalizi tra gli applausi della cosiddetta grande stampa: cioè di quei giornaloni che solo oggi scoprono la pochezza del governo Letta, così come fecero con il sobrio Monti turibolato oltre ogni decenza, salvo poi ammettere con il suo “rigore” stava distruggendo anche i resti dell’economia italiana. Ma noi in quel coro non ci siamo mai stati, tirandoci addosso moniti e fulmini dagli alti colli. Non sono inutili vanterie, così come non è vittimismo ricordare che il prezzo della libertà può essere salato, soprattutto per una testata che non prende un euro di denaro pubblico e non può certo contare sugli introiti pubblicitari. Ci siamo fatti molti nemici e cresce ogni giorno il peso delle cause civili milionarie, anche se quasi sempre pretestuose. Ma i nostri amici sono molti, molti di più. Chi ci legge, chi ci sostiene, chi ci sta vicino. Oggi il Fatto è una grande comunità che ruota attorno al giornale che state sfogliando, al sito web ormai stabilmente al vertice dell’informazione digitale, ai social network che rilanciano le nostre notizie e opinioni. La libertà costa, ma neanche troppo. Oltre ai lettori che ogni giorno chiedono il Fatto in edicola, ci bastano 20mila abbonamenti. Siamo già a buon punto, ma occorre ancora uno sforzo. Facciamolo tutti insieme. Grazie.
di Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Peter Gomez