Annegano. Dal mare di sabbia in quello di sale. A pochi metri dalla riva di terra (in)ferma. Sono almeno 9 i morti ritrovati. Hanno tentato l’assalto via mare. La terra di Ceuta è difesa da reti metalliche arredate da lame taglienti. Una manciata di kilometri che quando fa bello si vede il continente sullo sfondo che confina col futuro. Anche la settimana scorsa vari avevano tradito la sorte. Stessa spiaggia, stesse bare. L’altra Africa vende le sue terre ai commercianti di agrocarburanti che affamano. Ci sono terre indifese e terre con reti uncinate per lacerare i sogni.
La madre insegue e raggiunge l’unica figlia. Dal campo profughi del Ghana all’Algeria dei militari. Raccontano che a Algeri si trovano ovunque. Non fanno che domandare i documenti a coloro che non li hanno. Euphrasie è originaria della Costa d’Avorio e faceva l’aiuto infermiera. Ha avuto la figlia a 18 anni con un cooperante di passaggio. Solo dopo ha saputo che lui aveva la famiglia in Canada. Sua figlia Josiane ha la pelle tinta di bianco. La nipote si chiama Francesca. A tredici anni ha conosciuto il sapore della guerra, del deserto e dell’esilio. Come l’Africa con i suoi migranti.
Camara ha studiato filosofia politica in Guinea. Le scienza umane che lo spingono a tentare la sorte in Europa. Gli amici vanno bene e alcuni sono finiti in Germania. Parte coi risparmi inventati strada facendo. Prima di arrivare alla frontiera libica i soldi e la salute sono terminati. Si consola con la saggezza inutile della filosofia come Seneca. Dorme alla stazione dei bus e spera di tornare a casa come l’Africa. Lei si presenta oggi come un vasto cantiere dalle impalcature di fortuna. Ama raccontarsi. Oltre 620 milioni di africani hanno l’abbonamento al cellulare. Più che in Europa.
Diallo è nato a Bamako nel Mali nel ’94. Giocatore di professione come tutti i ventenni della regione. Anche lui in Algeria per avvicinarsi al calcio che conta. Si fa guidare da un manager italiano che non conosce e che gli promette una squadra che ancora non c’è. Si stanca di fingere e decide di ritornare al suo paese. Gioca con la vita una partita come riserva. In Africa 200 milioni di abitanti sono giovani. Nel Niger la metà della popolazione ha meno di 15 anni. Si contano 53 città con più di un milione di abitanti nel continente. Nel Niger una donna ha in media 7 figli.
Il ministro dell’interno del Niger parla di incubazioni terroriste nel sud libico. Invita le Grandi Potenze a fare bene il servizio ‘dopo vendita’. Si riferisce alla guerra che ha eliminato il dittatore Gheddafi. Per lasciare il posto alla dittatura dell’economia del petrolio. Si parla di santuari di terroristi in gestazione che dovrebbere essere distrutti. L’unica incubazione di cui non si parla è quella della povertà. La guerra che varrebbe la pena combattere coi droni di giustizia ancora non fabbricati. Droni americani, aerei da guerra, militari francesi e sicurezza per tutti.
L’altro assalto via terra è invece quello dell’Africa da parte delle economie mondiali. Si è passati dalle necrologia dell’Africa al tempo dell’Africa. La Cina, il Brasile, l’India, la Turkia, i paesi del Golfo, Israele, il Maghreb e financo l’Italia. All’assalto delle promesse del continente. Da una parte i steccati di lame taglienti e dall’altra le economie e i contratti chiavi in mano. L’operazione Serval e poi Sangaris. Si accettano scommesse sul nome del prossimo intervento armato. Un animale qualunque o un’inedita metafora. Le fantasie belliche sono inesauribili. Come le menzogne.
Parte della società civile del Niger ha organizzato una marcia di protesta. Ancora il contratto sullo sfruttamento delll’uranio come pretesto di discordia. Alcune centinaia di persone che rivendicano il rispetto della sovranità dello Stato sugli interessi di Areva. L’uranio del Niger è una pedina importante per la sicurezza energetica della Francia. 42 anni di sfruttamento e migliaia di tonnellate di minerale trattate sul posto ed esportate. La luce della Francia contribuisce alla creazione delle tenebre nel Niger. Le stelle e la mezzaluna non sono vendibili per ora.