Più che a elezioni amministrative le consultazioni che oggi chiameranno alle urne i cittadini di Tokyo per la scelta del nuovo governatore somigliano molto da vicino a un referendum sull’utilizzo dell’energia nucleare. O almeno è questa la veste con cui uno dei due principali sfidanti sta cercando di presentarle all’elettorato. Dopo le dimissioni di Naoki Inose a seguito di uno scandalo per presunti finanziamenti illeciti percepiti durante la sua corsa alla poltrona nel 2012, i primi contendenti alla carica sono l’ex primo ministro Morihiro Hosokawa, spalleggiato da un altro popolare ex leader, il carismatico Junichiro Koizumi, e Yoichi Masuzoe, che gode dell’appoggio dell’attuale premier Shinzo Abe e del Jiminto, il Partito liberaldemocratico al potere.
Nonostante un passato da nuclearista convinto, Hosokawa ha scelto di presentarsi agli elettori come il campione della lotta anti-nucleare, annunciando in caso di vittoria il suo impegno per un progressivo abbandono dell’energia atomica nell’arcipelago. Un programma che confligge quasi frontalmente con quello dell’attuale governo, che spinge invece per la riattivazione di quei 50 reattori che prima dell’incidente di Fukushima fornivano al Sol Levante il 30 per cento del suo mix energetico e che adesso giacciono inermi in attesa del completamento dei test di affidabilità assegnati alla Nuclear regulation authority. La speranza di Hosokawa è evidentemente quella di far leva sull’avversione all’atomo che si è diffusa nella popolazione giapponese all’indomani della tragedia del marzo del 2011.
A giudicare però dai primi sondaggi resi noti dai giornali nipponici, il 76enne candidato governatore potrebbe aver fatto male i suoi calcoli. Le interviste telefoniche effettuate dall’Asahi Simbun tra il 25 e il 26 gennaio, a due giorni dall’inizio ufficiale della campagna elettorale, su un campione di 2.557 persone mostrano che la questione nucleare è solo al terzo posto nella lista delle priorità per i cittadini della Capitale, dopo la crescita dell’economia e il miglioramento del welfare.
Un tema, quest’ultimo, di cui il rivale Masuzoe si è occupato in prima persona tra il 2007 e il 2009, ricoprendo la carica di ministro. Non a caso il protetto di Abe ha deciso di calare quest’asso nella manica promettendo agli elettori un miglioramento nei servizi di assistenza, di cura e di sostegno, unitamente allo sviluppo della produzione e dei servizi che i lavori per le Olimpiadi del 2020, al centro della sua campagna mediatica, porteranno alla città e a tutto il Paese. Quanto al nucleare, Masuzoe è stato più pragmatico dell’avversario, limitandosi a sostenere la necessità di ridurre progressivamente la dipendenza del Giappone da questo genere di energia. Per Hosokawa, comunque, non è ancora detta l’ultima parola. Pochi giorni fa i media giapponesi hanno diffuso la notizia dell’ennesima perdita di acqua radioattiva nella centrale di Fukushima, dove la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. Senza contare che, in base a un report diffuso da un organismo governativo la settimana scorsa, la completa messa in sicurezza dell’impianto e il blocco di tutte le perdite richiederanno altri cinque anni di lavoro. Evidenze che potrebbero spingere il 40 per cento degli indecisi individuati dai sondaggi a scegliere di appoggiare l’ex primo ministro che si oppone ad Abe, schierandosi in massa sotto lo stendardo della sua campagna antinuclearista.
di Paolo Tosatti