Il pallone? Non si discute, si adora
Nella vita puoi cambiare moglie o marito, sesso o partito, ma la fede per una squadra di calcio è perlopiù per sempre. Così anche il dio Pallone, come ogni divinità che si rispetti, esibisce il suo esercito di “santi”: i tradizionalisti venerano gli intramontabili classici, da Pelé a Maradona, da Platini a Van Basten; gli snob, o quelli che si sentono traditi dai “fedelissimi”, ripongono le loro speranze nelle seconde schiere; i puristi del calcio operaio, che inveiscono contro le degenerazioni di una inesauribile macchina da soldi, si affidano a chi, lontano dalle riviste patinate, ha segnato valanghe di reti o difeso eroicamente le proprie retrovie in stadi maestosi o polverosi campetti di periferia.
La febbre calcistica è ormai un tratto inconfondibile dell’italianità. Sulle facciate del Palazzo della Civiltà del Lavoro, fatto costruire dal Duce nel quartiere romano dell’Eur, accanto a poeti ed artisti, santi ed eroi, pensatori e scienziati, navigatori e trasmigratori, potrebbero trovar posto anche gli allenatori: «Italiani, un popolo di santi, poeti e allenatori», sottotitolava serio un articolo di “Limesonline” di qualche anno fa (Moris Gasparri, Italia: la nazione del calcio e degli allenatori, 26 aprile 2010).
Roba da gentiluomini
Il 7 settembre 1893 viene fondato il Genoa Cricket and Football Club, la prima società di calcio italiana. Come per il Milan, che si sarebbe chiamato Milan Cricket and Football Club, la denominazione tradisce le origini elitarie del calcio, il suo stretto grado di parentela con altri sport “nobili” come l’automobilismo o la scherma. Nel 1898 nasce a Torino la Federazione Italiana Football (FIF), dal 1909 Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC); il primo incontro, disputato a Genova (6 gennaio 1898), oppone la squadra di casa all’FC Torinese; a imporsi quest’ultima, per un gol a zero, davanti a 292 miseri spettatori. Qualche mese dopo avrà inizio il primo campionato di calcio di serie A: un quadrangolare, della durata di un solo giorno (8 maggio), fra tre squadre torinesi – FC Torinese, Internazionale, Società Ginnastica Torinese – e il Genoa, che conquisterà il titolo. A Genova e Torino risponderà ben presto Milano, sfornando due società: il Milan nel 1899, l’FC Internazionale nel 1908.
Il 7 novembre 1909 parte il tredicesimo campionato di calcio della serie maggiore, che segna, rispetto ai dodici precedenti, una rivoluzione ispirata al modello inglese: alle eliminatorie regione per regione, consumate all’inizio in un confronto diretto e più tardi (1905) in una doppia gara (andata e ritorno), subentra il girone unico. Nove le squadre partecipanti, rispetto alle quattro della prima edizione (1898); dovevano essere dieci, ma il Venezia s’era ritirato prima dell’avvio del torneo. Si aggiudica lo scudetto l’Internazionale, in uno spareggio con la Pro Vercelli dall’esito clamoroso (10 a 3). è il 24 aprile 1910.
Eravamo tanto inglesi
Un tempo era il football. La parola, già affiorata in nota alla traduzione (1828) di un’opera di Walter Scott («Hye-spye e foot-ball, specie di giuochi puerili che si usano in Inghilterra»: Anna Benedetti,Le traduzioni italiane da Walter Scott e i loto anglicismi, Firenze 1974, p. 119), avrebbe suscitato, con altri numerosi anglicismi calcistici circolanti sui giornali, la riprovazione dello scrittore e lessicografo Alfredo Panzini: «Dicono gli intenditori che il nuovo foot-ball non corrisponde all’antico e perciò i nuovi nomi hanno giusta ragione di essere. Distinguono il rugby e l’association, due modi di giocare al calcio, questo più costumato e civile, l’altro fiero e violento nella gara di vietare l’accesso al pallone. […] Pensando che questi giuochi geniali di gagliardia sono giocati da giovani e i giovani sono per la più parte scolari, non sarebbe consigliabile che ad evitare cotesto abuso di voci straniere intervenisse l’autorevole voce di un ministro della P.I. …? Ma via, non diciamo ingenuità fuor di luogo e notiamo senz’altra chiosa il fatto» (Dizionario moderno, Supplemento ai dizionari italiani, Milano 1905, s. v. football).
Nei primi anni Sessanta football, già morta e sepolta l’espressione palla al calcio, era ancora ben acquartierato nell’Italia del Nord. Alla fine, però, soccomberà all’italico calcio. Identica sorte perreferee, forward o kick–off, sostituiti dai nostrani arbitro, attaccante e calcio d’inizio.
Massimo Arcangeli
Sandro Mariani