Ci si avvicina a rapidi passi all’appuntamento elettorale di maggio, quando si voterà per le Europee ma nel frattempo ci saranno le elezioni regionali in Sardegna, il prossimo 16 febbraio e si rinnoveranno molti Consigli comunali anche in provincia di Bologna, in coincidenza con le Europee.
Le elezioni sono fortemente influenzate dal quadro politico emerso con l’affermazione di Matteo Renzi alla guida del Pd ed anche in terra emiliana, storica roccaforte della sinistra ex comunista, il “vento nuovo” dalla Toscana ha soffiato talmente forte, da mettere in discussione la consolidata prassi unitaria, perfino monolitica, del “sistema” amministrativo locale. Tant’è che il segretario provinciale Donini, eletto con l’accordo di Cuperliani e Renziani, prima del terremoto primarie, vede messo in discussione quell’accordo che ratificava la pax emiliana e intendeva traghettare il partito nella nuova situazione senza particolari scosse.
Così non è stato ed il segnale è stato dato molto chiaramente dalla recente manifestazione dei candidati sindaci di matrice “renziana” dei Comuni in cui si vota prossimamente, avvenuta a Castenaso. Questi baldi giovani, hanno ritenuto di far sapere che agiscono all’unisono che hanno idee in comune e che soprattutto non vogliono sottostare agli indirizzi della ex maggioranza, rappresentata da Donini che è ormai minoranza anche a Bologna (non nel congresso del partito ma nelle primarie successive).
Occorrerà una magia degna di uno sciamano, per riuscire a far digerire, al corpaccione del grande partito, la rivoluzione in atto che si presenta anche come stravolgimento di prassi culturali consolidate: la nuova leva di candidati è molto sensibile alla concezione leaderistica del capo ed assisteremo sempre più spesso all’esercizio di attività muscolari e di forte desiderio d’indipendenza.
A questi ragazzi il partito va stretto anche se ovviamente sanno bene che i voti vengono da quella vetusta ma sempre funzionante struttura sociale che sono i circoli, le feste de l’Unità, l’Arci, le cooperative, il sindacato, tutte strutture che richiedono la gestione di un sistema di rapporti sociali difficilmente eludibile, soprattutto nelle realtà comunali.
L’esempio di San Lazzaro di Savena in questo contesto è illuminante: anche in questo importante comune dell’hinterland bolognese, oltre trentamila abitanti (terzo per residenti dopo Imola e Casalecchio di Reno) si vota, i candidati alle primarie sono tre, due espressione del Pd, Conti e Maggiorani, il terzo Giorgio Archetti, vicesindaco uscente, espressione di un rassemblemant civico con l’appoggio di Sel. C’è una disputa perché sembra che il Pd non intenda far svolgere le primarie con la presenza dei simboli di partito (forse anche imbarazzato da avere due candidati), la cosa è ridicola perché tutti sanno in paese l’appartenenza dei concorrenti. In questa scelta si nasconde da un lato una difficoltà, dall’altro la volontà di caratterizzare la campagna elettorale sempre più come espressione di una personalizzazione accentuata.
Giorgio Archetti con una solida esperienza amministrativa, per il lavoro svolto, per i forti legami con molte realtà giovanili, associative ed anche imprenditoriali, ha raccolto moltissime adesioni, si presenta come un possibile vincente, anche se non mancano critiche all’operato della giunta uscente; in più di fatto è il solo candidato sindaco di Sinistra Ecologia e Libertà in provincia che ha chance di farcela, forse proprio per questo, è in atto una “guerra” nei suoi confronti per cercare di ridimensionarlo.
In una terra dove storicamente il Pd e i suoi predecessori equivalenti, hanno sempre vinto, tranne le poche e clamorose eccezioni della Bologna di Guazzaloca e più recentemente a Parma con Pizzarotti di Cinque stelle (movimento oggi in fase calante), in assenza di competitori in grado di contenderne la leadership, il “renzismo” si afferma come un’evoluzione dai tratti non chiari, ci sarebbe bisogno di una sinistra più forte e compatta, in grado di incidere in misura ben maggiore di quanto sia avvenuto finora. Proprio ora che con Alexis Tsipras alle Europee forse si riapre una possibilità.