E’ il primo giorno di lavoro su un set nuovo. Non conosco nessuno e tutti vanno di corsa.
Il truccatore mi chiede di rimanere nel camper trucco ad aspettarlo: ne avrà per circa una quarantina di minuti, ma dice di lasciarmi in ottima compagnia, quella di Luca, l’insopportabile Jack Russel del produttore. Si raccomanda di averne cura, essendo per il capo l’equivalente del figlio mai avuto.
Ho anch’io ho due cani e amo gli animali. Luca però è oggettivamente un cane antipatico.
Quando il truccatore chiude la porta del camper dietro di lui decido di rilassarmi finendo un libro che mi sta piacendo moltissimo, “Il minotauro” di Tammuz.
Sono immersa nella lettura e concentrata sul racconto quando improvvisamente il cane, stufatosi del suo giochino di gomma, mi salta sulle gambe.
Mi sembra un gesto carino da parte sua e per questo comincio ad accarezzargli la testa.
Prima ancora di finire la carezza Luca mi acchiappa un dito mordendolo e senza volere, nell’alzarmi di scatto, lo scaravento a terra.
Non ero preparata a tutto questo: il quadrupede non mostra segni di vita.
Ho ucciso il cane del produttore, il che è ancor più grave dell’aver ucciso un cane.
Panico.
Mi chino su di lui: è immobile e sembra non respirare.
Giro su me stessa ansimando come un’asmatica. Trovo uno specchietto e lo posiziono sul muso. Il cane respira!
Prendo uno spruzzino ad acqua (di quelli che usano i parrucchieri) e comincio a spruzzargliene qualche goccia addosso.
Il cane sembra riprendersi piano piano. Come mi riconosce, con un rapido scatto si dirige verso la cuccia.
Riposiziono ogni cosa al posto giusto per tornare alla mia lettura, animata da una fortissima tachicardia.
Nessuno si accorge di niente fino a quando, dopo circa una settimana di lavoro, il produttore mi dice contento: “Non è mai stato così calmo e pacato con una donna! Sei la prima persona con la quale riesce a stare seduto e a cuccia! Hai un dono con i cani!”.
Ho sfoggiato il mio sorriso migliore e non ho mai detto la verità. Cagna.
(Illustrazione di Lydia Giordano)