Con il sì della Svizzera alla reintroduzione di contingenti per gli stranieri che vogliono lavorare sul territorio elvetico, arriva un’altra doccia fredda per l’Unione Europea a meno di 100 giorni dalle elezioni europee, dove il rischio populismo si fa sempre più reale. E preannuncia un profondo cambiamento delle relazioni tra Berna e Bruxelles. Dura è stata la reazione della Commissione: il voto degli svizzeri, ha avvertito, “va contro il principio della libera circolazione delle persone tra l’Ue e la Svizzera”, e rimette in questione l’insieme delle relazioni bilaterali. Per questo, ha messo in chiaro la Commissione, “l’Ue esaminerà le implicazioni di questa iniziativa popolare per i rapporti Ue-Svizzera nel loro insieme”. Anche se al momento, ha spiegato il portavoce dell’esecutivo comunitario Olivier Bailly, “nessun accordo è rimesso in questione”, perché il governo svizzero ha ora tre anni di tempo per tradurre il voto popolare in leggi e Bruxelles “giudicherà in base a queste” il da farsi.
Ma Berna è stata altrettanto chiara, e ha l’intenzione di procedere spedita: il ministro della giustizia Simonetta Sommaruga ha parlato di “una svolta fondamentale con ripercussioni di ampia portata”, mentre il presidente della Confederazione Didier Burkhalter ha detto che nelle prossime settimane il Consiglio federale studierà le possibilità di porre su una nuova base le relazioni con l’Ue. L’esito del voto svizzero di fatto ricusa l’accordo tra Ue e Confederazione elvetica del 1999 sulla libera circolazione dei lavoratori, che è legato ad altri sei accordi bilaterali fondamentali su trasporto aereo, merci e passeggeri, ricerca, commercio agricolo, requisiti di conformità e appalti pubblici, dalla cosiddetta “clausola ghigliottina”: se uno solo decade, sei mesi dopo anche tutti gli altri decadono.
Berna vorrebbe cercare di negoziare con Bruxelles per preservare gli altri accordi, ma la Commissione ha subito messo in chiaro, per bocca del suo portavoce, che “la libertà non si negozia e la libera circolazione è assoluta, la si accorda a tutti o a nessuno”. In questa “guerra fredda” dichiarata dalla Svizzera all’Ue in cui tutte le relazioni sembrano essere rimesse in gioco, ci potrebbero essere ripercussioni anche su Schengen, sebbene sia un accordo a parte del 2004 sul controllo delle frontiere e di per sé slegato alla libera circolazione dei lavoratori. E il voto svizzero arriva proprio quando i negoziati sulla revisione della fiscalità del risparmio e il segreto bancario tra Ue e Berna sono in procinto di partire, rischiando di rendere anche questo dossier ostaggio del nuovo clima “anti-Ue”è svizzero. Ma il vero rischio per Bruxelles è quello in casa propria: “temo che un sì in Svizzera possa scatenare un nuovo dibattito sulla libera circolazione delle persone in seno alla Ue”, aveva avvertito il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, prima di conoscere l’esito delle urne.
E infatti tutti i rappresentanti dei partiti populisti ed euroscettici esultano. Dal leader dell’estrema destra in Olanda Geert Wilders (”Può succedere anche da noi, fantastico!” twitta) all’europarlamentare britannico e capo dell’Ukip Nigel Farage: “Una fantastica notizia per lasovranità nazionale e per chi ama la libertà in Europa”.