Un urlo, ripetuto più volte al traguardo. Non di rabbia per i sei centesimi che lo separano dall’oro. Ma d’esultanza: perché un argento alle Olimpiadi vale una carriera. Cristoph Innerhofer è la prima medaglia dell’Italia ai Giochi di Sochi 2014. Il podio arriva dalla discesa libera maschile di sci alpino: una delle prove più attese dalla “valanga azzurra”, che, a corto di punte, qui si giocava probabilmente le maggiori chance di medaglie nello sci. Innerhofer, classe ’84 da Brunico, non ha tradito le attese. E’ stata una gara particolare, segnata da un percorso molto duro: parte alta tecnica e tortuosa, parte intermedia ricca di spinte centrifughe con la difficoltà di tenere la linea, finale tutto di salti e scorrimento. Quasi due minuti, circa tre chilometri a tutta, complicati da una visibilità non perfetta. Anche così si spiega l’esito inatteso della discesa olimpica.
Innerhofer argento, in fondo, non è una sorpresa. Lo sono senza dubbio l’oro dell’austriaco Matthias Mayer (con il tempo di 2’06’’23) e il bronzo del norvegese Kjetil Jansrud (staccato di 10 centesimi). Mayer, figlio d’arte (suo padre Helmut fu argento in super-G ai Giochi di Calgary ’88), 24 anni ancora da compiere, era stato il più veloce in una delle prove di ricognizione, dimostrando di trovarsi a suo agio sul tracciato. Ma con soli due podi in carriera (per altro in super-G e non in discesa) era davvero impensabile vederlo sul gradino più alto del podio. Da cui invece sono rimasti fuori i due grandi favoriti. Bode Miller ha fatto la sua solita gara, un misto di potenza, eleganza ed errori: stavolta, però, i pasticci gli sono costati 5 decimi di troppo. Alla fine è solo ottavo.
Forse ancora più sorprendente il quarto posto del norvegese Aksel Lund Svindal, primatista stagionale di specialità e abituato a non sbagliare mai una gara. Lo ha scalzato dal podio un connazionale meno famoso, Jansrud. L’Italia si conferma la nazionale più forte, piazzando quattro atleti fra i primi 15. Prima della sua discesa, però, le prestazioni degli altri azzurri avevano lasciato qualche rimpianto: settimo Peter Fill, molto bene fino al penultimo intertempo, poi forse troppo stanco per coltivare ambizioni da podio; undicesimo Dominik Paris, unico italiano quest’anno a vincere in Coppa del mondo (a inizio stagione, a Lake Louis) ma penalizzato da un infortunio; dodicesimo Werner Heel, regolare ma con troppe sbavature. Una grande prestazione di gruppo.
Ma la differenza la fa ovviamente l’argento di Innerhofer. A 29 anni, con in bacheca sei vittorie in Coppa del Mondo, tre medaglie ai Mondiali di Garmisch 2011 e adesso anche un argento olimpico, diventa a pieno titolo uno degli sciatori azzurri più vincenti dell’ultima generazione. Grazie a lui l’Italia rompe il ghiaccio con il medagliere di Sochi 2014. Adesso si guarda avanti con fiducia: questo Innerhofer può tranquillamente dire la sua anche in super-gigante. Mentre già oggi la giornata potrebbe regalare altre soddisfazioni ai colori italiani. Nel pomeriggio toccherà ad Armin Zoeggeler: ieri il portabandiera azzurro si è piazzato terzo nella prima e nella seconda manche di slittino. I primi due – il tedesco Felix Loch e il russo Albert Demchenko – sembrano inarrivabili, ma anche il vantaggio sul quarto posto del tedesco Andi Langenhan è rassicurante (circa tre decimi). Il bronzo sarebbe la sua sesta, storica medaglia olimpica. Alle 17, poi, tornerà in pista anche Carolina Kostner, nella seconda giornata della prova a squadre di pattinaggio artistico, dopo l’ottimo secondo posto di ieri che ha permesso all’Italia di entrare in finale con il quinto punteggio.