L’Italia non “consentirà il trasferimento di Electrolux in altri Paesi”, e non “concederà aiuti di Stato” all’azienda di elettrodomestici svedese, perché le normative europee non lo consentono. Sembra categorico il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, nella sua informativa alla Camera sul caso Electrolux, in vista del prossimo incontro con azienda e sindacati fissato per il 17 febbraio. Forse anche perché l’ex sindaco di Padova ha pronta una soluzione per scavalcare i paletti Ue e convincere l’azienda a non lasciare la Penisola: “Sono stati individuati alcuni strumenti che possano sostenere il gruppo svedese perché resti in Italia, come i finanziamenti a sostengo di progetti di ricerca e innovazione che non rientra nell’aiuto di Stato, ci muoviamo in questa direzione”.
Insomma, cambia il nome ma il risultato è lo stesso: l’Italia darà soldi all’Electrolux per non farla fuggire in Polonia. “Le Regioni, in particolare il Friuli e il Veneto, – spiega il ministro – sono disponibili a mettere risorse, ma anche in questo caso bisogna rispettare la normativa europea”. L’obiettivo del governo è che “Electrolux non chiuda neanche uno dei centri di produzione, incluso quello più a rischio”, Porcia (Pordenone). Ma non di soli investimenti per la ricerca è composta la ricetta Zanonato per trattenere le imprese in Italia. Ci sono anche gli ammortizzatori sociali, come sottolinea lo stesso ministro: “Cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali che consentano ai lavoratori di conservare il loro reddito”.
SUl tema, intato, è tornato anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso: ”Se Electrolux fa una retromarcia rispetto all’idea di chiudere gli stabilimenti, è sicuramente importante. Ma deve dirci cosa intende fare”. “Abbiamo sempre detto – aggiunge Camusso – che il punto fondamentale è il piano industriale e capire quali sono le intenzioni, perché l’azienda è presente sulla pubblica scena parlando di riduzione di salari e di chiusura di uno stabilimento”. Per il leader Cgil, Electrolux deve riferire le sue intenzioni in merito a “produzione e caratteristiche”, oltre che “retrocedere dall’idea che si possono tagliare i salari dei lavoratori”.