La mostra è in programma fino al 25 maggio prossimo a Bologna. E' l'ultima tappa di un tour mondiale dei preziosi quadri del Maurtshus, il museo de L'Aia in Olanda. Boom di visitatori nel primo weekend di apertura
Sono già 100mila le persone prenotate per visitare la mostra “La ragazza con l’orecchino di perla” dell’olandese Johannes Veermer e circa 8mila visite il primo weekend di apertura. Percorso espositivo che ha aperto i battenti a Palazzo Fava di Bologna l’8 febbraio per poi chiudere il 25 maggio 2014. La celebre opera del pittore di Delft è posizionata nella sala numero 6 a lei interamente dedicata, 21 gradi centigradi per conservarla al meglio e una quasi totale assenza di luci che produce una semioscurità.
“Facciamo sparire l’aneddotica del film e del libro che hanno reso questo quadro un feticcio”, spiega Marco Goldin, titolare della società Linea d’Ombra che ha ideato l’evento, “al 99% quello che raccontano queste due fonti non è mai esistito. La “ragazza” non era né la figlia né la serva di Veermer, ma un volto qualsiasi che il pittore ha consegnato all’assoluto del tempo”. La ragazza sarà però ‘solo’ la star indiscussa dell’elegante mostra di 37 dipinti che le ruoteranno attorno: “Il mito della Golden Age”, “Da Veermer a Rembrandt”, “Capolavori del Mauritshus”. Saranno sei le sale che ospitano i capolavori del seicento olandese: nella prima i dipinti che ricordano la storia del museo Mauritshuis; la seconda denominata Paesaggi con alcune opere di van Ruisdael; la terza, Ritratti, che comprende celebri dipinti di van Rijn; la quarta, denominata Interni con figure, con Diana e le sue ninfe sempre di Veermer; la quinta, Nature Morte, con i capolavori di Pieter Claesz; infine la sei dedicata interamente al capolavoro de “La ragazza con l’orecchino di perla”.
Un risultato davvero straordinario per una città come Bologna, ultima tappa di un tour mondiale dei preziosi quadri del Mauritshus, il piccolo museo de L’Aia che ha chiuso le proprie stanze per un lungo restauro un paio d’anni fa. L’opera di Veermer e i suoi fratelli seicenteschi hanno infatti toccato tappe importanti nel 2012 come le città giapponesi di Tokyo e Kobe, e nel 2013 San Francisco, Atlanta e New York. Bologna è l’ultimo viaggio della “ragazza” che nel giugno 2014 tornerà a L’Aia senza più spostarsi per il resto della sua esistenza. 2mila i biglietti venduti al giorno, con centinaia di prenotazioni provenienti da Francia, Austria e Svizzera, top secret i costi dell’operazione, soprattutto quelli assicurativi, per tre mesi di mostra per cui si attendono sulle 230mila presenze e un ampliamento degli orari di apertura oltre quelli previsti: tanto che il giorno dell’inaugurazione al pubblico, l’8 febbraio, l’orario verrà prolungato dalle 9 alle 22.
Infine la polemica tra finanziatori privati – Intesa SanPaolo, Fondazione Carisbo e Segafredo – e il settore pubblico – assenti le autorità del governo della città – che Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, circuito museale di cui fa parte Palazzo Fava dove è esposta la Ragazza, lancia riprendendo le recenti parole di critica dell’assessore alla cultura Alberto Ronchi: “Cosa resterà a Bologna della mostra di Veermer?”, ripete ogni minuto alla fine di ogni frase Roversi, “di certo più di quello che ha lasciato il Capodanno in piazza o la sagra della porchetta. C’è chi ha dissertato della mostra in modo costruttivo, come Vittorio Sgarbi e Renato Barilli, ma anche chi ha parlato con preconcetti, in maniera disinformata e complessata, abusando della parola cultura, alla quale forse non sono vicini. Questa è una grande occasione per Bologna, un’occasione per innovare le coscienze dei cittadini e far cresce la società partendo dai più giovani spesso disinteressati all’arte”.