Il risultato della consultazione che chiede allo Stato straniero di stabilire quote per gli immigrati fa discutere in Italia. Il primo cittadino del Partito democratico chiede un intervento del segretario democratico sul tema delicato. "O lo affrontiamo noi o il clima che c'è in giro gonfierà le vele della destra razzista"
“Ci vuole un tetto agli immigrati”. La prima reazione istituzionale in Emilia-Romagna dopo il “no” all’immigrazione di massa pronunciato dalla Svizzera- che ha appena fatto saltare con il proprio referendum la libera circolazione delle persone con l’Unione europea- arriva da Ravenna, è targata Partito Democratico ed è rivolta a Matteo Renzi. È il sindaco Fabrizio Matteucci, storico militante Pci-Pds-Ds, a sollecitare il segretario nazionale sul tema chiedendo di non liquidare il plebiscito del Canton Ticino come una banale manifestazione che strizza l’occhio al razzismo. “Il Partito Democratico non deve avere paura di discutere e decidere su nuove regole che fissino un tetto al numero degli ingressi nel nostro Paese”, sostiene Matteucci in una lettera aperta a Renzi. Lo fa ritenendo che sul numero programmato “non si scappa”: o “lo affrontiamo noi” o “il clima che c’e’ in giro gonfierà le vele della destra razzista, perderanno i valori in cui crediamo, perderà l’Italia”.
Posto allora che “sarebbe colpa grave lasciare a se stessa o in mano a degli avventurieri l’onda svizzera, che presto diventerà anche onda italiana ed europea: io provo a lanciare il sasso nello stagno e non nascondo la mano”, il primo cittadino romagnolo nella lettera appena inviata al segretario nazionale rivendica di avere le carte in regola per parlarne. Matteucci a Ravenna è il sindaco della moschea (la seconda in Italia per dimensioni), è il sindaco che da sempre si dice favorevole allo ius soli, al dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza da parte degli stranieri, al diritto di voto. In città, fra l’altro, appena un anno fa sono stati eletti due consiglieri comunali aggiunti votati dai 15.000 immigrati locali. “Come vedi- si rivolge Matteucci a Renzi riepilogando tutte le proprie azioni pro-immigrati- alzo lo scudo contro le sicure sassate amiche che arriveranno”.
Matteucci è dunque convinto di avere il curriculum giusto per porre il tema al di là delle proteste degli alleati ‘di sinistra’, messe già nel conto: ma il fuoco amico “è di gran lunga preferibile all’incendio sociale che cova sotto la pelle delle nostre città. Scrive il sindaco di Ravenna al collega di Firenze: “Non dobbiamo avere paura: il tema del limite del numero degli ingressi va affrontato. Abbiamo bisogno di un dibattito vero, anche duro se necessario, ne abbiamo bisogno adesso”, incalza Matteucci titolando la sua lettera “Ci vuole una proposta del Pd sulla sostenibilità dell’immigrazione, ci vuole un limite al numero di ingressi”.
Del resto, continua Matteucci, “sotto la pelle della vecchia Europa e della anzianissima Italia cova un pericolo incendiario, io lo sento crescere sotto la pelle della mia città. Nei tempi di crisi, e che crisi stiamo vivendo, le persone e le comunità cercano soluzioni”. E, argomenta ancora il sindaco di Ravenna, “quando le soluzioni tardano ad arrivare, si scatena la caccia ai capri espiatori. Una immigrazione tumultuosa e il fallimento delle ricette politiche in materia degli ultimi 20 anni si prestano alla perfezione. La destra e la Lega, che hanno a lungo dominato questo ventennio, se la sono cavata facendo la faccia feroce e non combinando un emerito nulla”.