Le strutture locali nel 2011 ospitarono 200 rifugiati provenienti dalla Libia in fuga dalla propria terra a causa della guerra civile. Dopo due anni i soldi non sono ancora arrivati nelle casse delle amministrazioni che, in una situazione di grave crisi economica, lanciano un grido d'allarme
Oltre un milione di euro. È quanto lo Stato deve rimborsare ai Comuni di Reggio Emilia che nel 2011 ospitarono nelle proprie strutture 200 profughi libici in fuga dalla propria terra a causa della guerra civile. Dopo due anni però, quei soldi non si sono ancora visti e per questo, in un momento di grave crisi per le casse comunali, le amministrazioni emiliane battono cassa a Roma, che non ha ancora restituito loro la cifra di oltre 1.152.000 euro spesa per l’accoglienza degli stranieri. Era l’estate del 2011 quando, di fronte all’emergenza della rivolta in Libia, lo Stato chiese collaborazione a Regioni ed enti locali. L’intento era quello di destinare i gruppi di profughi alle varie città, con la promessa di rimborsare in un secondo tempo l’entità delle spese sostenute per la loro accoglienza.
Nella provincia di Reggio Emilia e negli altri comuni italiani scattò una gara di solidarietà per ospitare i rifugiati provenienti dal nord Africa, con un contratto stipulato appositamente con la Protezione civile. Nel reggiano per 18 mesi furono ospitati 200 rifugiati e ogni Comune anticipò denaro per garantire loro vitto e alloggio, investendo proprie risorse in spese che andavano dall’allestimento delle strutture in cui far vivere temporaneamente i cittadini libici, fino alla diaria di 40 euro al giorno per ogni persona. Ma quei costi, a distanza di due anni, sono diventati dei buchi nelle casse pubbliche, perché dallo Stato non si è ancora visto un soldo.
A sollevare il problema è stato il sindaco del Comune reggiano di Quattro Castella, Andrea Tagliavini. La sua amministrazione aspetta da Roma 72mila euro e con il rischio di future crisi di liquidità per il prossimo anno, avere in cassa quelle somme sarebbe importante. «Il 2014 sarà un anno difficile per i Comuni – ha spiegato il primo cittadino – c’è il rischio che qualcuno possa andare in crisi di liquidità. Per questo è importante che dallo Stato si riattivi il flusso dei rimborsi interrotti da circa un anno”.
Il caso non è isolato, perché ad attendere di vedere saldato il debito sono anche gli altri Comuni del reggiano, che nel 2011 misero mano al portafogli per rispondere alla chiamata dello Stato, e che ora si ritrovano strozzati dalla crisi. Si va da Guastalla, a cui Roma deve 126.000 euro, a Fabbrico, che ne aspetta 60.777, da Casalgrande (74.000) a Rubiera (73.000), fino alla Provincia di Reggio Emilia, che deve incassare 181mila euro. Un totale di oltre un milione di euro che, nonostante le promesse, lo Stato non ha ancora restituito.
Della questione si sono occupati i parlamentari reggiani del Pd Maino Marchi, Antonella Incerti, Paolo Gandolfi, Vanna Iori e Leana Pignedoli, che hanno presentato alla Camera e al Senato due interrogazioni al ministro dell’Economia e Finanze per fare chiarezza sui trasferimenti statati legati all’emergenza che ha riguardato la Libia nel 2011. “A emergenza ormai superata e a distanza di due anni e mezzo – si legge nel testo – lo Stato non ha ancora provveduto a liquidare tutte le somme dovute ai Comuni. Nella sola provincia di Reggio, ben 22 Comuni, una Unione di Comuni e la Provincia sono in attesa di tale liquidazione ammontante a 1.152.433,47 euro”. Le risposte e i soldi però, non sono ancora arrivati.