Un cappio realizzato con un lenzuolo, legato alle sbarre delle finestre e ben annodato al collo, mentre intorno non c’era che la pietà dei suoi compagni. In questo modo Sofienne, un giovane ragazzo di origine siriana, ha tentato di togliersi la vita approfittando della visita del senatore del M5S Michele Giarrusso al Cie di Milo, vicino Trapani. Un atto dimostrativo, ripreso dagli accompagnatori del senatore (Anna Zinnanti e Loredana Fiore del Movimento Alcamo Bene Comune), e bloccato solo dopo l’intervento di un agente delle Polizia in servizio al Cie trapanese. “Un gesto che però fa capire le condizioni dei prigionieri del centro, perché è di prigionieri che dobbiamo parlare: abbandonati a se stessi, potrebbero levarsi la vita da un momento all’altro”, spiega Giarrusso. Cancelli anneriti dai materassi dati alle fiamme per protesta, porte inesistenti e sostituite solo con logore tende, bagni fatiscenti e sporchi giacigli costituiti solo da coperte usurate: è così che si presenta il Cie di Milo ai visitatori che hanno accompagnato Giarrusso nel tour dentro al centro. “Passare lungo quei corridoi, con le mura di cinta che ne fanno un vero e proprio lager, ci fa vergognare di essere italiani”, continua il senatore del M5S. “Io sono in Italia dal 2007 – spiega uno dei migranti ai visitatori – mi sono un po’ abituato alla vostra cucina. Ma chi è arrivato da pochissimo non riesce a mangiare quello che gli passano, non ha soldi per comprare altro cibo, col risultato che poi patisce la fame” (di Giuseppe Pipitone, montaggio di Silvia Bellotti)
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