Ci sono alcuni registi che sono “dispersi” per antonomasia. Prendiamo Shari Springer Berman e Robert Pulcini. La loro prima grossa produzione, American Splendor, tratto dagli strepitosi fumetti di Harvey Pekar, ha ottenuto una nomination all’Oscar, ma non è mai uscito in Italia. Sono invece stati distribuiti i loro due film successivi (Il diario di una tata e Un perfetto gentiluomo), mentre Cinema Verite ha saltato la sala, debuttando direttamente in pay-tv. Il loro ultimo film è oggi nuovamente “disperso”. Forse perché la protagonista è molto più conosciuta negli Stati Uniti che in Italia, forse perché da noi questo umorismo un po’ sofisticato fatica a trovare spazio, fatto sta che per vedere Girl Most Likely dobbiamo passare direttamente dalla distribuzione americana.
I registi: Shari Springer Berman e Robert Pulcini sono una coppia nella vita e dietro la macchina da presa. Con American Splendor hanno ottenuto una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura. Girl Most Likely è il loro nono film (quattro dei quali documentari).
Gli interpreti: La protagonista è Kristen Wiig, per anni autrice e volto comico del Saturday Night Live e nel 2011 protagonista di Le amiche della sposa (film per il quale ha anche ottenuto una nomination all’Oscar per la sceneggiatura). Si segnalano poi la quattro volte nominata all’Oscar Annette Bening e Matt Dillon (Crash, Sex Crimes).
La trama: Imogene è una donna sull’orlo del fallimento: finge il suicidio per cercare di riconquistare il fidanzato che l’ha appena lasciata, perde il lavoro e si trova costretta a lasciare New York per tornare dalla sua stravagante famiglia, nel New Jersey.
La recensione: La commedia indipendente americana da festival, “sundanciana” per usare un termine abusato tra gli addetti ai lavori, è oggi quasi un genere a sé. Pochi di questi titoli riescono ad essere dei grandi successi internazionali (Juno, Little Miss Sunshine), molti finiscono rapidamente nei cataloghi on demand americani. Girl Most Likely è una commedia di stampo “sundanciano” (pur essendo passata dal festival di Toronto), che cerca però di avere un’apertura più internazionale, sfruttando il recente successo di Kristen Wiig in alcune commedie di stampo femminile. Ha così pregi e difetti di entrambi i generi. Nella prima parte, una commedia femminile a tratti anche molto pungente, costruisce bene il personaggio della protagonista, ma risulta un po’ lento nella costruzione della storia. Nella seconda entrano prepotentemente i personaggi stereotipati tipici della commedia indipendente, contrastando con quanto successo fino a quel momento. Ma il cambiamento di stile, quasi sorprendentemente, funziona: come nel caso di Imogene, bisogna solo riuscire a entrare nel mood giusto, lasciarsi andare e vivere la propria vita o, in questo caso, il proprio film. E così, grazie ad azzeccate scelte di sceneggiatura, lo spettatore finisce per immedesimarsi empaticamente in Imogene (non si sarebbe mai detto dopo la prima mezzora), e l’assurdo personaggio di George Bousche, interpretato da Matt Dillon, risulta il più divertente e riuscito, nella sua semplicità comica.
Il commento del critico: “La grande forza del film sta nel cast azzeccato e in una sceneggiatura piena di dialoghi intelligenti che fanno davvero ridere” – Deborah Young, The Hollywood Reporter
La citazione: “I forgot that hanging out with regular people can be such an enthralling experience”.
Homevideo: L’edizione americana del blu-ray contiene un breve backstage del film e qualche minuto di scene eliminate o errori sul set. Sono disponibili sul web i sottotitoli in italiano.