Primi sì del Senato alla nuova legge sul finanziamento dei partiti che cancella il finanziamento pubblico, almeno nella forma attuale dei “rimborsi elettorali”, introducendo le donazioni volontarie con agevolazioni fiscali e la possibilità di devolvere il 2X1000 dell’Irpef. E fissa regole per il funzionamento interno e la trasparenza delle organizzazioni politiche. L’aula ha approvato il tetto per le donazioni private, fissato a 100.000 euro. Abolita, inoltre, l’esenzione dall’Imu, così come le agevolazioni sulle scuole di partito. Il Senato ha approvato anche l’emendamento della relatrice Pd Isabella De Monte che stabilisce detrazioni fiscali pari al 26% delle erogazioni effettuate per importi fino a 30 mila euro. Nel testo originale si parlava di importi tra 50 e 100 mila euro. Se approvato, il nuovo testo entrerà a regime fra tre anni, ma nel frattempo sono stati tagliati 45 dei 136,5 milioni di euro previsti per il triennio 2014-2016 per i rimborsi elettorali.
Ma l’approdo in aula della riforma nn è stato indolore e contro la nuova legge si è creato un fronte trasversale. ”Al termine dell’iter del decreto noi avremo riscritto così l’articolo 49: tutti i cittadini hanno diritto a concorrere e a determinare la politica nazionale attraverso il proprio reddito”. E’ quasi uno sfogo l’intervento di Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds fino alla confluenza nel Pd. “La fretta di correre più veloce dei sentimenti di antipolitica ci fa perdere di vista che il nostro obiettivo come legislatori – ha continuato Sposetti – è di lavorare affinché ci sia una democrazia partecipata”. Anche se, ha ammesso il senatore Pd, “certamente chi come noi ha svolto questo lavoro, e io mi assumo tutte le responsabilità, naturalmente non penali, ha dato formidabili argomenti all’antipolitica. Mi sento responsabile. Non ci siamo controllati”.
Ma che cosa prevede il decreto legge governativo, già emendato dalla Commissione Affari costituzionali, che secondo Sposetti è stato scritto dalla “spinta dell’antipolitica, della demagogia, del qualunquismo”? Il testo fa piazza pulita dei “rimborsi elettorali” introdotti per aggirare il risultato del referendum del 1993 contrario al finanziamento pubblico e introduce nuove regole per i contributi volontari dei cittadini, fiscalmente agevolati, a favore dei partiti. A partire dalla facoltà, prevista già nel 2014, della destinazione della quota del 2 per mille del proprio reddito Irpef.
Il Movimento Cinque Stelle ha mantenuto in aula una linea nettamente contraria. “Resta il finanziamento statale dei partiti grazie all’ennesimo abuso della decretazione d’urgenza che nega il responso referendario dell’aprile 1993”, ha affermato Paola Taverna, secondo la quale ci si trova di fronte a un’operazione “cosmetica e sfrontata, che si inserisce in una lunga sequenza di appropriazione illegittima di risorse dei cittadini a opera dei gruppi politici per un complesso di 2,7 miliardi di euro“. Risorse, ha continuato, “finalizzate a tenere in piedi e soddisfare gli appetiti famelici degli apparati partitici – ben 91 milioni di euro nel 2014 mentre noi abbiamo rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali – e che vanno ad aggiungersi a sgravi fiscali notevoli, fattore di disparità e discriminazione tra contribuenti”. Sono “il regime del 2 per mille Irpef e le robuste agevolazioni fiscali, ben più alte delle detrazioni previste per una visita medica specialistica privata”, a prefigurare “il passaggio da elargizioni statali dirette a quelle indirette“, ha aggiunto Giovanni Endrizzi, sempre dell’M5S.
Per la relatrice Isabella De Monte (Pd), il provvedimento “è parte dell’ampia azione tesa a proseguire sulla strada della revisione della spesa pubblica, considerata la grave situazione economica in cui versa il Paese”. Il decreto pemetterebbe di passare a “un sistema fondato sulle libere scelte dei contribuenti, che attribuisca ai cittadini un ruolo centrale”. Il provvedimento, ha aggiunto, va verso “un sistema di regole che garantisca la democrazia interna dei partiti politici e la trasparenza del proprio funzionamento e dei propri bilanci, individuando un punto di equilibrio fra il principio di libertà di associazione politica (che costituisce un fondamento di ogni democrazia) e le altrettanto rilevanti esigenze di legalità che devono assistere ogni intervento pubblico di sostegno”.
Il sistema basato sulla “libera scelta dei contribuenti” piace anche a Forza Italia. Però, ha sottolineato il senatore Riccardo Mazzoni, “l’esigenza di trasparenza deve essere coniugata con la giusta riservatezza nell’espressione delle scelte di erogazione fiscalmente agevolata ai partiti”. Allo stesso modo, “riteniamo illegittimi il limite dei 30mila euro per gli sgravi fiscali e la soglia fissata a 100mila euro per i versamenti volontari“. Il tetto alle donazioni, secondo Forza Italia, “ferisce e viola il principio della libera donazione individuale e contraddice la nostra visione di partito liberale”.