Iren chiede al Comune di Parma di pagare 3,6 milioni di euro di fatture inevase con un decreto ingiuntivo, ma l’amministrazione Cinque stelle ingaggia gli avvocati per chiedere il congelamento dei pagamenti. E questo, perché sui lavori portati a termine dalla società di servizi è ancora aperta l’inchiesta penale che nel 2011 ha portato alla caduta dell’ex sindaco di centrodestra Pietro Vignali.
Dopo l’inceneritore entrato in funzione a fine estate 2013, il braccio di ferro tra Comune e Iren continua a suon di carte bollate. La multiutility ora chiede al Comune di saldare fatture mai pagate per la manutenzione del verde pubblico che risalgono agli anni precedenti al 2010, quando il global service per il verde pubblico era gestito da Enìa (ora Iren). Anni in cui, come la Procura ha scoperto in seguito con le due inchieste Green Money nel 2010 e 2011, gli appalti per il verde pubblico venivano gonfiati a fronte di lavori mai realizzati, mentre i soldi finivano nelle mani di dirigenti e funzionari del Comune e della partecipata. Nel 2010 finirono in manette con l’accusa di corruzione Nunzio Tannoia, dipendente di Enìa, responsabile dell’affidamento dei lavori, insieme a tre imprenditori, che insieme avevano messo in piedi un sistema di tangenti e di appalti gonfiati per la manutenzione del verde pubblico. L’anno dopo, nell’inchiesta finirono il direttore di Iren Emilia Mauro Bertoli e il dirigente del settore Ambiente del Comune Emanuele Moruzzi con l’accusa di peculato e corruzione. A gennaio 2013 un’altra inchiesta, Public Money, fece luce su un altro sistema di drenaggio di denaro pubblico che ruotava intorno alla figura dell’ex primo cittadino Vignali. Secondo gli inquirenti, soldi e servizi destinati a Iren per il verde pubblico e la raccolta differenziata, sarebbero stati utilizzati per finanziare la campagna elettorale dell’ex sindaco di centrodestra.
Proprio a quel periodo risalgono le fatture che oggi Iren chiede al Comune di saldare. L’amministrazione, dopo gli scandali che avevano travolto il settore e l’apertura delle inchieste penali, aveva deciso di sospendere il pagamento dei servizi relativi al verde pubblico oggetto dell’indagine penale, in quanto non era possibile quantificare agli importi corretti, visto che gli appalti erano gonfiati, né distinguere i servizi fittizi da quelli effettivamente realizzati. Ma la multiutility ora chiede il conto presentando un decreto ingiuntivo di pagamento. Per ottenere la liquidazione della somma, Iren ha inviato al Comune un rendiconto dettagliato che dimostra con tanto di documentazione tutti i lavori effettivamente svolti, al di là di quanto poi emerso dalle indagini della Guardia di finanza. Ma l’amministrazione Cinque stelle ha mandato avanti i suoi avvocati per opporsi al decreto.
Non è la prima volta che Iren batte cassa al Comune di Parma. Sul conto aperto ci sono i 28 milioni di euro di danni chiesti per lo stop imposto da Vignali al cantiere dell’inceneritore nell’estate del 2011. E presto potrebbero arrivare anche la richiesta di risarcimento per i giorni in cui l’impianto, entrato in funzione da poche ore, era stato fatto chiudere a luglio per la mancanza dell’agibilità. Un contenzioso che su cui solo poche settimane fa è arrivato il verdetto del Tar, che ha dato ragione alla multiutility. La parola fine però non è ancora scritta, perché sulla vicenda il Comune ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza del Tribunale amministrativo, che dovrà pronunciarsi definitivamente su una guerra che ormai va avanti da anni.