Il sindacato dei metalmeccanici ha annunciato che si rivolgerà al giudice di Pace. Si contesta la decisione del Prefetto che ha confermato la sanzione per dieci dei circa 10mila che protestarono nel 2012
Multati per aver bloccato l’autostrada del Sole durante il corteo dei metalmeccanici del 29 marzo 2012. Ma adesso il sindacato annuncia che farà ricorso al giudice di Pace. Ammonta a 2.500 euro a manifestante la sanzione che la Prefettura di Modena ha approvato, e confermato, per 10 tra i lavoratori che nel 2012 avevano partecipato al corteo indetto dalla Fiom Cgil di Modena contro la riforma del lavoro targata Elsa Fornero, titolare del dicastero ai tempi del governo Mario Monti. Una multa pecuniaria scattata proprio in seguito ai disagi e ai rallentamenti provocati dal blocco dell’autostrada, all’altezza del casello Modena Nord, “anche se – assicura la Fiom – il corteo non aveva interrotto la circolazione per più di quindici minuti”. La manifestazione era stata organizzata, spiega il sindacato delle tute blu, “per protestare contro la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori” e per chiedere “l’estensione degli ammortizzatori sociali quali strumenti necessari a fronteggiare la crisi economica”: “Due questioni – sottolinea il segretario della Fiom di Modena Cesare Pizzolla – molto sentite dai lavoratori, modenesi e non solo”.
Tanto che, confermano le tute blu, “al corteo avevano partecipato circa 10.000 metalmeccanici”. I manifestanti avevano quindi bloccato la via Emilia, poi la tangenziale di Modena e infine l’Autostrada del Sole, sostando qualche minuto con cartelli e striscioni prima di concludere la protesta e fare ritorno in fabbrica, in tempo per lo scadere delle 4 ore di sciopero proclamate dal sindacato in concomitanza del corteo. Ora però, per 10 di quei 10.000, gli unici, secondo l’ipotesi della Fiom, denunciati dalla Digos, “anche se non sappiamo come mai siano stati individuati proprio loro”, il prezzo della mattinata di mobilitazione potrebbe essere salato. “Presenteremo ricorso presso il giudice di Pace – promette Pizzolla – e chiederemo che il provvedimento sanzionatorio sia cancellato, con sospensione dell’ammenda in attesa del termine del procedimento di opposizione. La conferma delle sanzioni ai danni dei lavoratori che hanno manifestato è un atto grave che colpisce chi esercita un diritto costituzionale, cioè il diritto a manifestare, per rendere pubblico un malessere grave come quello che aveva portato in piazza migliaia di metalmeccanici. Un malessere che persiste ancora oggi nei confronti dei provvedimenti del governo, a partire dalla modifica dell’articolo 18”.
Certo, prosegue Pizzolla, “è chiaro che durante quell’iniziativa sono entrati in conflitto due diritti costituzionali, quello di scioperare e quello alla libera circolazione, ma si è trattato di pochi minuti dopodiché tutti noi ci siamo applicati affinché l’autostrada venisse sgomberata velocemente”. Il punto sul quale “riflettere”, precisano le tute blu, sono proprio le “motivazioni alla base del corteo”: “Esistono temi di estrema importanza per i lavoratori di questo paese – sottolinea Pizzolla – come l’estensione degli ammortizzatori sociali, che in momenti di grave crisi economica come quello che il paese sta vivendo ormai da diversi anni, sono l’ancora di salvezza per migliaia di famiglie e imprese. Si tratta di questioni che vanno affrontate, perché un diritto riservato a pochi non si chiama più diritto, ma privilegio”.
In una recessione che non risparmia più nessuno, dalle grandi aziende alle piccole realtà imprenditoriali, “le più colpite dalla crisi perché escluse dalla possibilità di usufruire della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, e costrette a sopravvivere solo grazie a quella in deroga”, che è demandata alle singole Regioni, “non si può più ragionare distinguendo sulla base delle dimensioni della fabbrica – spiega il segretario delle tute blu modenesi – applicando trattamenti diversi di stabilimento in stabilimento. Stiamo perdendo il nostro tessuto economico e bisogna agire per fermare questo processo”. La richiesta che la Fiom avanza alle istituzioni è quindi quella di “non punire i lavoratori limitando così un diritto costituzionale, ma di ascoltare le motivazioni che stanno alla base di quella e delle prossime iniziative sindacali”: “Dobbiamo evitare che la rabbia e la disperazione che oggi vivono i lavoratori italiani, metalmeccanici e non, prevarichi ogni speranza per il futuro. Lo slittamento dell’età pensionabile che ormai è a 70 anni, la ricattabilità che subentra per un dipendente quando si modifica l’articolo 18, la mancanza di fondi per gli ammortizzatori sociali: così si alimenta lo sconforto, e non si fa che allontanare l’uscita da quel tunnel che sta soffocando l’Italia”.