Il dossier del magistrato ora dirigente del ministero della Giustizia è all'esame della Procura di Roma e di Palazzo Chigi, rivela Repubblica. Nel mirino il documento stilato dal commissario straordinario Sinesio, vicino alla Cancellieri, che gonfierebbe i costi includendo opere già realizzate da Dap e ministero delle Infrastrutture. Un business da 700 milioni
Un dossier che solleva dubbi pesanti sulla gestione del Piano Carceri, un affare da 470 milioni di euro. Che chiama in causa un dirigente molto vicino al Guardasigilli Annamaria Cancellieri, il prefetto Angelo Sinesio, Commissario straordinario per le carceri. A firmare il documento, ora all’esame della procura di Roma e di Palazzo Chigi, è Alfonso Sabella, già pm antimafia a Palermo sotto la guida di Gian Carlo Caselli, poi dirigente dell’Amministrazione penitenziaria e attualmente vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi al ministero della Giustizia.
In questo ruolo Sabella, rivela oggi Repubblica, “scopre il mondo dell’appalto al posto della ristrutturazione. Propone un piano da 200 milioni per recuperare 70mila posti, a fronte di un Piano carceri da 700 milioni che ne produce solo 9 mila”. Che l’emergenza carceri sia “gonfiata” è un vecchio cavallo di battaglia di Sabella, che nei sui anni al Dap ha maturato la convenzione che nei penitenziari italiani ci siano molti spazi chiusi o sottoutilizzati, che con poca spesa possono essere messi a disposizione dei detenuti per alleviare il sovraffollamento.
Il 22 ottobre 2013, il prefetto Sinesio – il cui nome è emerso anche nella vicenda della trattativa Stato-mafia – presenta il Piano Carceri alla Camera. Il 21 novembre, rivela ancora Repubblica, Sabella scrive al direttore del dap Giovanni Tamburino denunciando “dati non corretti e circostanze non veritiere”, di “non fruttuoso impiego di risorse pubbliche”. In pratica, il Piano nasconderebbe “un’appropriazione indebita” perché spaccia per propri degli inteventi fatti dal Dap e dal ministero delle Infrastrutture, “come i nuovi padiglioni di Modena, Terni, Santa Maria Capua Vetere, Livorno, Catanzaro, Nuoro”. Scrive ancora Sabella: “A parte alcune ristrutturazioni, sono state intestate al piano opere realizzate e pagate dal Dap e dal Mit, gonfiando virtualmente il numero dei posti che avrebbe realizzato il commissario”. Nel dossier, il magistrato parla anche di anomalie nelle gare, “con ribassi palesemente fuori mercato”. E altrettante perplessità suscita il meccanismo di selezione del responsabile della struttura amministrativo-finanziaria, vinta dalla commercialista fiorentina Fiordalisa Bozzetti, moglie di Mauro Draghi, scelto dall’ex commissario Franco Ionta come coordinatore delle progettazioni.
Alla Procura della Repubblica di Roma, il fascicolo affidato ai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi è stato rubricato come ‘K’, senza ipotesi di reato o indicazione di indagati.