Si è concluso con una fumata nera e la prospettiva di nuove manifestazioni all’orizzonte l’incontro tra il sindacato Si Cobas e il prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, sul futuro dei facchini licenziati a maggio 2013 dalla Sgb, la cooperativa che aveva in appalto la gestione dei magazzini Granarolo. Il tavolo convocato allo scopo di stabilire una tregua dopo le manifestazioni che negli ultimi mesi avevano bloccato a ripetizione i cancelli della Centrale del Latte di via Cadriano, infatti, per i Cobas “è stato insoddisfacente”: “Ci aspettavamo una proposta scritta sulla quale discutere – spiega Simone Carpegiani, delegato Si Cobas – invece abbiamo ricevuto solo un pugno di promesse prive di alcuna data precisa a cui fare riferimento. Siamo scontenti. Anche perché è evidente che l’accordo firmato a luglio 2013 davanti al precedente prefetto, Angelo Tranfaglia, sia considerato oggi carta straccia”.
La vertenza dei 51 facchini licenziati dalla Sgb era iniziata a maggio, quando uno sciopero dei lavoratori “contro un taglio in busta paga pari al 35% del nostro stipendio”, era costato loro l’impiego nei magazzini di via Cadriano. Ai licenziamenti i facchini, supportati dai Si Cobas e dal Laboratorio Crash, avevano risposto con scioperi e presidi a oltranza, finchè a luglio Tranfaglia aveva convocato i vertici di Legacoop e Interporto, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, e il Cobas per appianare la situazione. Il risultato era stata una tregua stipulata sotto forma di accordo firmato da tutte le parti in causa, che prevedeva il ricollocamento dei primi 23 lavoratori entro novembre 2013, “e un impegno formale per la ricollocazione degli altri 28 entro la fine dell’anno”, precisa Carpegiani: “Invece, ne hanno assunti solo 9”. Per questo, spiega il sindacato, a ottobre scorso le manifestazioni, con tanto di tafferugli e blocchi dei tir, erano ricominciate, al prezzo di 283 denunce e un avviso di fine indagine per 6 esponenti dei Cobas e del centro sociale Crash.
Anche questa volta, a tentare di trovare una soluzione utile a interrompere i blocchi davanti ai cancelli della Granarolo ci ha pensato il prefetto, convocando Cobas e vertici di Legacoop e Interporto a palazzo Caprara per discutere delle riassunzioni dei 42 lavoratori ad oggi in cassa integrazione. “Speravamo in un piano per ricollocare almeno i 37 facchini che lavoravano, prima del licenziamento, al magazzino Ctl/Granarolo – continua Carpegiani – per poi aprire una discussione su coloro che erano impiegati alla Cogefrin, invece il prefetto ci ha prospettato appena 19 assunzioni, di cui 5 presso Hera, su 42 lavoratori disoccupati, senza nemmeno informarci sulle tempistiche. Così non c’è nulla di certo, solo parole”.
La battaglia dei facchini, che nelle ultime settimane ha raccolto la solidarietà di Valerio Evangelisti, Wu Ming, Comunisti Italiani e dei lavoratori comunali Cub Cobas, che hanno donato ai licenziati 300 euro in buoni pasto, quindi, è destinata a ricominciare. “La maggior parte dei lavoratori è in condizioni drammatiche – sottolinea Carpegiani – su nove mesi di cassa integrazione ne sono stati pagati solo tre e non sanno come portare a casa da mangiare. Abbiamo chiesto al prefetto di intercedere con le banche affinché venga concesso loro un anticipo sugli ammortizzatori sociali, che poi verrebbe restituito, ma non ci è stato detto nulla di certo nemmeno su questo punto”.
Il prefetto nei prossimi giorni incontrerà nuovamente le parti in causa per discutere della vertenza e l’ipotesi è che si cercherà di partire da zero per arrivare a un nuovo accordo. “Noi valuteremo cosa fare con i lavoratori – conclude Carpegiani – e decideremo quali azioni mettere in campo. Certo, noi non abbiamo il denaro per pagare annunci sui giornali quindi l’unico strumento a nostra disposizione è lo sciopero”. Il riferimento è a Gianpiero Calzolari, numero uno di Granarolo e Legacoop, che il 24 gennaio scorso aveva deciso di acquistare uno spazio su un giornale la sua denuncia relativa ai danni provocati dai blocchi dei facchini davanti alla fabbrica di via Cadriano. “Sono dovuto uscire (dallo stabilimento di via Cadriano) scortato dalla polizia nel corso dell’ultima manifestazione dei facchini davanti ai cancelli della Granarolo, per la prima volta in vita mia temo per la mia incolumità personale – aveva detto Calzolari – stiamo ancora calcolando l’entità dei danni subiti e stiamo predisponendo l’azione legale per la richiesta di risarcimento. Noi siamo per la pax sociale ma ora come azienda non mi assumo impegni verso costoro”.
“Non sciopereremmo – precisa Carpegiani – se avessero rispettato gli accordi, il nostro unico scopo è risolvere i problemi dei lavoratori. Ma non possiamo accettare che ci venga detto che oggi la disoccupazione è un problema che riguarda molti: certo, è vero, ma quei facchini un lavoro ce l’avevano, le loro aziende non sono emigrate all’estero, sono ancora qui, li hanno licenziati ingiustamente per poi assumere altre persone”.