Soffia forte il libeccio, scuote i pini marittimi che circondano la Lega Navale di Follonica. Sabato sera il velista Giancarlo Pedote ha scelto questo posto per raccontare a stampa, amici e appassionati la sua Mini Transat conclusasi a dicembre e il suo secondo posto, così amaro. Il racconto dei 18 giorni di mare, in solitario dalla Spagna alla Guadalupe, è stato accompagnato da video presi durante la navigazione, trasportando il pubblico direttamente in mezzo all’oceano.
Ma la Mini Transat ormai è archiviata e le energie e la concentrazione di Giancarlo Pedote stanno confluendo in un nuovo, ambizioso progetto: la Vendée Globe 2016. Si tratta della regata oceanica per eccellenza, l’Everest della vela: il giro del mondo, in solitaria e senza scalo, passando per i tre grandi capi, Capo di Buona Speranza (Sud Africa), Capo Leuween ( Australia) e Capo Horn (Sud America), partendo da Les Sables d’Olonne (Francia) e tornandovi dopo aver percorso circa 24mila miglia. Questa regata si corre ogni 4 anni e per circa tre mesi lascia con il fiato sospeso migliaia di appassionati in tutto il mondo. Per gli amanti del mare e delle grandi avventure, la Vendé Globe assume echi di leggenda. Essa smuove le corde più profonde dei marinai che sognano “il grande largo“: “La Vendé Globe è il mio prossimo sogno”, racconta Giancarlo mentre scorrono le immagini delle sue planate in oceano.
“Il sogno della Vendée Globe è maturato prima dell’acquisto del Mini: avevo scelto una barca un po’ complessa come 747 anche per vedere se sarei riuscito ad uscirne….Sento un richiamo da questa regata, come se fosse lei a volermi dentro e questo per me va al di là di ogni considerazione. La Vendée Globe è una regata molto impegnativa sotto tutti i punti di vista: in termini di durata, di latitudine a cui si naviga, con tutte le complicazioni dei mari del Sud e sicuramente in termini di raccolta di risorse economiche ed umane per presentarsi sulla linea di partenza”. Preparare un progetto simile, infatti, richiede budget a sei zeri e Giancarlo in queste settimane sta cercando investitori che credano nel progetto. “Gli italiani che hanno partecipato alla Vendé Globe sono pochissimi. Io mi sento pronto a una sfida del genere, penso di averne il carattere e la capacità. Sono molto determinato a realizzare questo sogno. Quando si hanno grandi ambizioni, bisogna essere pronti a fare grandi sacrifici, essere devoti alla propria professione. La vela insegna a credere in sé stessi e nei propri sogni, a imparare che le cadute fanno parte della vita, che bisogna accettarle e rialzarsi”.
Gli italiani che negli anni hanno terminato questa celebre regata sono solo tre: Simone Bianchetti e Pasquale de Gregorio nell’edizione del 2000 e Alessandro Di Benedetto nel 2013. In Italia la vela è purtroppo ancora considerata come un passatempo chic, da élite e manifestazioni come la Vendée Globe non vengono fatte conoscere al grande pubblico, mentre in altri paesi, come in Francia, la popolazione segue con passione le vicissitudini di questi marinai. La vela oceanica lega l’uomo alla natura più pura, che lo tempra e lo mette alla prova: il mare ridimensiona l’uomo, che troppo spesso ai giorni nostri si sente onnipotente. L’edizione della Mini Transat appena conclusasi ha fatto emergere grandi velisti, oltre Giancarlo, come Alberto Bona e Michele Zambelli. La speranza è che questi atleti siano sostenuti per dare nuova linfa alla vela oceanica italiana, di cui si sente troppo poco parlare.