Sembra la solita storia del controllore che poi alla fine è anche il controllato. Così dopo che persino le tane delle nutrie sono state spacciate come unica causa della rottura dell’argine di un fiume, la vicenda dell’alluvione della Bassa modenese del 19 gennaio 2014 ha in serbo nuove situazioni paradossali. Una è questa: la commissione scientifica istituita da Vasco Errani l’8 febbraio scorso, che dovrebbe indagare sui motivi per i quali quell’argine del fiume Secchia ha ceduto, è composta da sei esperti. Loro compito, tra gli altri, dovrebbe essere anche capire se dentro l’Aipo, l’Agenzia interregionale del fiume Po, che gestisce il corso d’acqua e il sistema dei suoi affluenti, ci sia stata qualche responsabilità nella disgrazia. Eppure Errani sembra non essersi accorto che tra i sei studiosi ci sono Armando Brath, docente all’università di Bologna, che anche recentemente ha effettuato per l’Aipo consulenze esterne da centinaia di migliaia di euro, e Stefano Mignosa, docente all’ateneo di Parma, sul curriculum del quale le collaborazioni con l’Aipo, sempre da esterno, sono frequenti.

A fine gennaio il governatore Errani aveva chiesto alle università di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia, Parma e Padova di trovare sei nomi che potessero aiutare la Regione a capire il perché di quella rottura che ha portato all’alluvione di buona parte della Bassa colpita nel maggio 2012 dal terremoto. Un’inondazione che oltre a danni per centinaia di milioni di euro, aveva causato anche la morte di una persona, Giuseppe Oberdan Salvioli, il volontario di Bastiglia morto mentre prestava soccorso nelle ore successive al disastro. “La commissione scientifica che stiamo costruendo insieme all’Università – aveva detto Errani – non vuole affrontare il problema complessivo del nodo idraulico, ma prima di tutto rispondere al perché. I cittadini, così come noi, hanno il diritto di avere questa risposta accertata dal punto di vista tecnico-scientifico. Onde evitare di fare discussioni che non corrispondono a ciò che è effettivamente accaduto”.

Eppure, forse nessuno tra i magnifici rettori mobilitati ha tenuto in conto che i due esperti, Brath e Mignosa, per quanto luminari del settore, avrebbero qualche conflitto di interesse a lavorare in quella commissione. Il professor Brath ha svolto infatti due consulenze per Aipo: una affidata nel settembre 2009 per una analisi di fattibilità ed effetti idraulici riguardo un programma di gestione dei sedimenti alluvionali nell’alveo Po a Isolotto Maggi, in provincia di Piacenza (da quasi 149 mila euro); un’altra, nel luglio 2011, sulle condizioni di rischio idraulico del torrente Arda dalla diga di Mignano fino alla confluenza del fiume Po, per interventi di manutenzione straordinaria di opere idrauliche nel tratto piacentino). Totale, 270 mila euro. Paolo Mignosa invece, direttore del dipartimento di ingegneria civile dell’università di Parma, figura nel suo curriculum come “referente scientifico del laboratorio di modellistica idraulica dell’Aipo” e in più, secondo quanto riportato dal Resto del Carlino (che per primo ha tirato fuori la notizia), risulterebbero affidate a lui anche altre consulenze. Di certo Mignosa, per via del suo lavoro, svolto peraltro a Parma, dove è presente una delle sedi dell’Aipo, non può essere un estraneo per quella agenzia.

Intanto, a distanza di oltre tre settimane dagli eventi, anche la procura della Repubblica di Modena sta cercando di fare luce e di capire se vi siano state responsabilità penali per quanto accaduto nella Bassa. Uno dei primi atti del sostituto procuratore Pasquale Mazzei che indaga per ora contro ignoti, è stato quello mandare gli uomini del Corpo forestale proprio alla dese dell’Aipo per acquisire documentazione utile per comprendere il disastro.

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