Ieri Save the Children ha presentato una ricerca sul cyberbullismo in occasione del Safer Internet Day, la giornata indetta dalla Commissione Europea per un web sicuro.
Immagino li avrete già letti in passato, peggiorano di anno in anno. Leggete il rapporto, è importante.
Cosa apprendiamo? Che i nativi digitali passano molto tempo in rete. Che i maschi passano più tempo collegati rispetto alle ragazze. Che il 45% trascorre dalle 4 alle 10 ore ogni giorno online. Che temono moltissimo il cyberbullismo, ne sono spaventatissimi. Che lo affrontano in modo maldestro e al massimo si confidano con un compagno. Che sono soli.
Il significato di tutto il rapporto è però a mio avviso uno solo: i ragazzini che ci circondano sono nativi digitali, gli adulti che vivono con loro, insegnanti e genitori, non lo sono.
Allora bisogna dire basta alla politica del rimbalzo di responsabilità, che mira solo a non prendere alcuna iniziativa.
Non serve che oggi i quotidiani imputino alle famiglie la responsabilità di non vigilare sui figli: i genitori per lo più di giorno lavorano e anche quando sono a casa, è difficilissimo per loro, adulti “non formati” comprendere cosa stia facendo il figlio online.
Ancor più oggi da quando lo smartphone ha sostituito il pc: significa che i ragazzi e le ragazze stanno collegati sempre o quasi sempre, il telefono talvolta lo silenziano ma non lo spengono quasi mai. Internet è un formidabile strumento di democrazia e di informazione: bisogna però saperlo utilizzare.
Da anni portiamo nelle scuole, senza finanziamenti pubblici e dunque molto faticosamente, corsi di educazione all’immagine e di educazione all’uso consapevole della rete: di fronte a noi migliaia di nativi digitali che sembrano “smanettoni” ma che poi si rivelano per lo più utilizzatori passivi della rete: scaricano video, stanno su what’s up, guardano migliaia di immagini. Pochissimi di loro conoscono l’enorme potenziale del pc e della rete, che sarebbe poi la chiave di volta: comprendere di avere nelle mani uno strumento di espressione formidabile.
E dunque è l’educazione all’uso della tecnologia che manca: manca per gli studenti ma ancor più manca per gli insegnanti e per i genitori.
Ci scrivono centinaia di insegnanti pieni di buona volontà, chiedendoci strumenti da trasferire ai loro allievi: tra loro un muro che pare invalicabile: due generazioni che potrebbero comunicare meglio utilizzando un linguaggio comune.
Abbiamo già letto tutti centinaia di articoli su questo tema l’attenzione sale quando un ragazzino si suicida perché vittima di quel cyber bullismo a cui noi adulti non sappiamo dare la giusta rilevanza perché non conosciamo, come detto, il linguaggio attraverso cui i ragazzi si esprimono: e dunque che controllo dovremmo agire se non sappiamo cosa e come controllare? Ripeto: le ricette per contrastare il cyberbullismo che leggo in questi giorni sono spesso una modalità, nemmeno tanto velata, per non fare nulla: si colpevolizzano genitori e famiglie scatenando la rissa tra loro. Intanto i ragazzi sono disperatamente soli e hanno di fronte noi adulti incapaci di proporre soluzioni.
Invece la soluzione c’è, semplice.
– Parte dal ritenere il tema giovani, scuola, e loro futuro come prioritario in un Paese democratico
– si concretizza attraverso lo stanziamento di fondi sufficienti a far partire un programma educativo degno (leggere che si sono stanziati miseri 15 milioni di euro per l’abbandono scolastico è sconfortante)
– si progetta un serio programma educativo all’uso consapevole del web.
– si procede con una ricerca sul territorio di quelle buone prassi che già hanno dato risultati positivi
– si vigilia perché i fondi non vengano stanziati per progetti inutili
-si costruisce una rete di studenti genitori insegnanti che partecipino al progetto formativo
E più di tutto si rigetta la scusa vergognosa che i soldi per il futuro dei ragazzi non ci sono: come mi ha detto un sedicenne in una scuola transennata perché pericolante: “Zanardo, non è che i soldi non ci sono, in giro si vedono palazzi nuovissimi, auto nuovissime, insomma questo non è un Paese povero. E’ che i soldi non ci sono per noi, per noi ragazzi”.
Lorella Zanardo
Autrice e blogger
Scuola - 12 Febbraio 2014
Cyberbullismo, non c’è più tempo
Ieri Save the Children ha presentato una ricerca sul cyberbullismo in occasione del Safer Internet Day, la giornata indetta dalla Commissione Europea per un web sicuro.
Immagino li avrete già letti in passato, peggiorano di anno in anno. Leggete il rapporto, è importante.
Cosa apprendiamo? Che i nativi digitali passano molto tempo in rete. Che i maschi passano più tempo collegati rispetto alle ragazze. Che il 45% trascorre dalle 4 alle 10 ore ogni giorno online. Che temono moltissimo il cyberbullismo, ne sono spaventatissimi. Che lo affrontano in modo maldestro e al massimo si confidano con un compagno. Che sono soli.
Il significato di tutto il rapporto è però a mio avviso uno solo: i ragazzini che ci circondano sono nativi digitali, gli adulti che vivono con loro, insegnanti e genitori, non lo sono.
Allora bisogna dire basta alla politica del rimbalzo di responsabilità, che mira solo a non prendere alcuna iniziativa.
Non serve che oggi i quotidiani imputino alle famiglie la responsabilità di non vigilare sui figli: i genitori per lo più di giorno lavorano e anche quando sono a casa, è difficilissimo per loro, adulti “non formati” comprendere cosa stia facendo il figlio online.
Ancor più oggi da quando lo smartphone ha sostituito il pc: significa che i ragazzi e le ragazze stanno collegati sempre o quasi sempre, il telefono talvolta lo silenziano ma non lo spengono quasi mai. Internet è un formidabile strumento di democrazia e di informazione: bisogna però saperlo utilizzare.
Da anni portiamo nelle scuole, senza finanziamenti pubblici e dunque molto faticosamente, corsi di educazione all’immagine e di educazione all’uso consapevole della rete: di fronte a noi migliaia di nativi digitali che sembrano “smanettoni” ma che poi si rivelano per lo più utilizzatori passivi della rete: scaricano video, stanno su what’s up, guardano migliaia di immagini. Pochissimi di loro conoscono l’enorme potenziale del pc e della rete, che sarebbe poi la chiave di volta: comprendere di avere nelle mani uno strumento di espressione formidabile.
E dunque è l’educazione all’uso della tecnologia che manca: manca per gli studenti ma ancor più manca per gli insegnanti e per i genitori.
Ci scrivono centinaia di insegnanti pieni di buona volontà, chiedendoci strumenti da trasferire ai loro allievi: tra loro un muro che pare invalicabile: due generazioni che potrebbero comunicare meglio utilizzando un linguaggio comune.
Abbiamo già letto tutti centinaia di articoli su questo tema l’attenzione sale quando un ragazzino si suicida perché vittima di quel cyber bullismo a cui noi adulti non sappiamo dare la giusta rilevanza perché non conosciamo, come detto, il linguaggio attraverso cui i ragazzi si esprimono: e dunque che controllo dovremmo agire se non sappiamo cosa e come controllare? Ripeto: le ricette per contrastare il cyberbullismo che leggo in questi giorni sono spesso una modalità, nemmeno tanto velata, per non fare nulla: si colpevolizzano genitori e famiglie scatenando la rissa tra loro. Intanto i ragazzi sono disperatamente soli e hanno di fronte noi adulti incapaci di proporre soluzioni.
Invece la soluzione c’è, semplice.
– Parte dal ritenere il tema giovani, scuola, e loro futuro come prioritario in un Paese democratico
– si concretizza attraverso lo stanziamento di fondi sufficienti a far partire un programma educativo degno (leggere che si sono stanziati miseri 15 milioni di euro per l’abbandono scolastico è sconfortante)
– si progetta un serio programma educativo all’uso consapevole del web.
– si procede con una ricerca sul territorio di quelle buone prassi che già hanno dato risultati positivi
– si vigilia perché i fondi non vengano stanziati per progetti inutili
-si costruisce una rete di studenti genitori insegnanti che partecipino al progetto formativo
E più di tutto si rigetta la scusa vergognosa che i soldi per il futuro dei ragazzi non ci sono: come mi ha detto un sedicenne in una scuola transennata perché pericolante: “Zanardo, non è che i soldi non ci sono, in giro si vedono palazzi nuovissimi, auto nuovissime, insomma questo non è un Paese povero. E’ che i soldi non ci sono per noi, per noi ragazzi”.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.