Sono in ospedale in attesa di fare gli esami del sangue di routine. Sono quasi al nono mese, non c’è spazio per interpretazioni, è chiaro che sono incinta. Un signore legge a voce alta il cartello che fisso ogni mese di fianco alla porta della sala prelievi, in cui campeggia chiara, la frase in rosso e blu: “Si prega di dare la precedenza a donne in gravidanza, bambini e persone disabili“.

La signora anziana di fianco a me, stringe arcigna il suo numerino d’attesa e in dialetto sibila: “E noi vecchi, invece?”. Poi mi guarda con la coda dell’occhio, si alza dalla sedia ed entra a farsi prelevare il sangue.

Io non avevo aperto bocca.

Adesso vivo in un paese piccolo, ma durante le precedenti due gravidanze, vissute in una grande città, il copione è stato lo stesso.  

I numerosi racconti di altre donne si assomigliano tutti, cambia solo la location: supermercato, Posta, patronati; nonostante le indicazioni suggerite dagli uffici in questione, la maggior parte degli utenti finge di non saper leggere.

“Se c’è scritto, devi prendertelo, è un tuo diritto!” Mi sono sentita ripetere più volte.

Non posso fare a meno di chiedermi… non sarebbe infinitamente più bello godere della gentilezza altrui come un dono non richiesto?

E’ davvero sempre necessario dover rivendicare una propria “agevolazione” pestando i piedi, strappandola con le unghie e con i denti?

Come in tutti i casi della vita, dipende molto dalle singole personalità, le donne che ho visto mettersi in prima fila ed entrare senza troppi complimenti davanti a tutti, hanno tutta la mia ammirazione.

Sapessi farlo anch’io!

All’inizio si è tormentate da nausea e vomito, alla fine si ansima ad ogni scalino, ma è certo che la gravidanza non è una malattia. Eppure ci sono momenti in cui quel “Prima la signora”, risuonerebbe nell’aria come lHallelujah cantato dalla voce di Jeff Buckley. Divino.  

E perché uno Stato popolato da un’umanità in cui il prossimo è ancora qualcuno – e non soltanto un sostantivo – fa venire più voglia di viverci, costruirlo insieme, migliorarlo.

In fondo, non dovrebbe esserci bisogno di avvisi o moniti.

Si cede il posto sull’autobus a un anziano, si dà un passaggio a un automobilista in panne, si tiene aperta la porta a quello che viene dopo di noi, non per seguire un’imposizione ma per senso civico, morale.

Si offre cortesia perché ogni tanto bisogna essere capaci di mettersi in seconda fila, e scegliere di fare la cosa giusta.

D’altronde, in un paese dove chiunque parcheggia nei posti destinati ai disabili, dove d’estate i cani vengono abbandonati per strada perché i padroni vanno in vacanza, non stupisce che dare la  precedenza a una donna incinta sia l’eccezione.  

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