“Per fare un parallelo, è la situazione dell’Electrolux nel pubblico”. In poche parole, orario di lavoro e stipendio dimezzato. La minaccia stavolta non colpisce i dipendenti della multinazionale svedese, ma le migliaia di collaboratori scolastici degli istituti italiani, secondo quanto denuncia il sindacato Usb per bocca di Carmela Bonvino, responsabile nazionale del lavoro privato. Un pericolo cui la sigla sindacale risponde proclamando uno sciopero nazionale per giovedì 13 e venerdì 14 febbraio.
A essere chiamati alla mobilitazione sono gli 11mila dipendenti Ata che provengono dai cosiddetti lavori socialmente utili (Lsu) e gli addetti assunti fin da subito dalle imprese di pulizie che hanno in appalto la manutenzione degli istituti. Le scuole infatti acquistano i servizi di questi lavoratori dalle cooperative e dai consorzi di aziende presso i quali sono assunti. E i fondi necessari a queste operazioni sono forniti agli istituti scolastici dal Consip, società controllata interamente dal ministero dell’Economia.
Ma qui sorgono i problemi, cominciati nel giugno 2013 con il decreto del Fare. Il provvedimento, adottato da un giovanissimo governo Letta, insediatosi da solo due mesi, ha previsto che “le risorse destinate alle convenzioni per i servizi esternalizzati sono ridotte di euro 25 milioni per l’anno 2014 e di euro 49,8 milioni a decorrere dall’anno 2015”. A questo si è aggiunto un nuovo criterio nell’assegnazione delle risorse che ne ha ridotto ulteriormente l’entità.
Il risultato di questi tagli è stato che sono state indette gare di appalto “con ribassi fino al 70% per le nuove aggiudicazioni”, secondo l’Usb. E le aziende appaltatrici hanno agito di conseguenza. Le prime aree italiane a farne le spese sono state la Puglia e parte del Lazio, dove i contratti di appalto erano in scadenza a fine anno. La tedesca Dussmann Service, che si è aggiudicata i servizi nelle scuole pugliesi, nel rinnovo del contratto ha previsto una riduzione delle ore lavorative da 35 a 18. Un drastico taglio degli orari di lavoro è stato preventivato anche dall’azienda Ati La Maca, presente nelle scuole delle province di Latina e Frosinone.
Ma il governo, in extremis, è intervenuto per metterci una pezza. Di soli due mesi. Un emendamento alla legge di Stabilità ha previsto, infatti, di stanziare 34,6 milioni “al fine di consentire di risolvere i problemi occupazionali connessi alla gestione dei servizi di pulizia e ausiliari delle istituzioni scolastiche ed educative statali e degli enti locali, fino al 28 febbraio 2014”. Così i tagli su orari e stipendi sono stati sospesi per 60 giorni.
Ora, però, che si avvicina la scadenza di quest’ultima ancora di salvataggio, i lavoratori tornano sul piede di guerra. “Il dipendente perderà il 50% del salario, che passerà in media da 800 a 400 euro”, spiega Carmela Bonvino. Per questo motivo, il sindacato ha indetto lo sciopero: al governo è rivolto un appello al fine di scongiurare la minaccia di un drastico taglio dell’orario di lavoro e dello stipendio per i collaboratori scolastici. Un colpo di scure che, secondo la sindacalista, si abbatterà sulle zone dove, nel giro di pochi mesi, le aziende appaltatrici dovranno rinnovare i contratti: “Toccherà a tutti i lavoratori di Lazio, Sardegna, Molise, Abruzzo, Marche, Umbria e a seguire a quelli di Calabria, Campania e Sicilia”.