A poco meno di una settimana dall’inaugurazione dei Giochi olimpici di Sochi, i primi della storia post-sovietica, in Russia sono scattate le annunciate misure di massima sicurezza con il dispiegamento di oltre 30 mila tra poliziotti e militari. Il rischio di un attacco terroristico nei giorni scorsi aveva spinto il Comitato olimpico statunitense ad invitare i propri atleti a non indossare le uniformi ufficiali del team americano al di fuori dell'”anello di acciaio”, come alti ufficiali del Cremlino hanno definito il perimetro che ospita le competizioni sportive.
Il pericolo numero uno, almeno fino al 23 febbraio (giorno in cui la kermesse volgerà al termine), resta quello di matrice islamica, dopo l’appello del sedicente Emiro del Caucaso del Nord Doku Umarov a colpire le manifestazioni e dopo i due attentati condotti a Volgograd che hanno causato 34 morti. Ma sussistono anche minacce “alternative”, che finora non hanno ricevuto l’attenzione dovuta. Provengono in primo luogo dal territorio di Krasnodar, un “kraj” del Distretto Federale Meridionale a circa 300 chilometri da Sochi.
La regione in questione ha alle spalle una storia buia, ispirata a politiche razziste e antisemite portate avanti dagli ultimi due governatori: Nikolai Kondratenko e Alexander Tkachyov. Il primo, in uno dei suoi numerosi comizi politici in passato riuscì a pronunciare per ben 62 volte la parole “ebreo” accostandola alle teorie cospirazioniste del “complotto giudaico-massonico”, un approccio follemente xenofobo e anti-sionista citato in documento di estrema diffusione nella Russia zarista. Il dossier, dal titolo “I Protocolli dei Savi di Sion“, denunciava un’infiltrazione del popolo ebraico nella massoneria e la pianificazione di un progetto diabolico per il dominio globale.
Il secondo, Tkachyov, oggi è sotto indagine per conto del suo stesso partito, il Democratico Unificato Russo-Jabloko, a causa di alcuni commenti razzisti rilasciati nel 2012 riguardo all’impiego di nuove forze di polizia finalizzato a scovare ed arrestare, in modo indiscriminato, cittadini di origine caucasica. E’ inoltre uno dei protagonisti al centro della controversa vicenda che circonda l’ondata di violenze sistematiche e intimidazioni dirette ai turchi Meskhetian, originari della Georgia, già deportati durante il regime stalinista e costretti a una nuova evacuazione nel 2004, proprio da Krasnodar.
Alla pericolosa retorica di Kondratenko e Tkachyov, segue l’operatività di diversi movimenti nazionalisti dal carattere profondamente anti-ebraico. Solo il 20 dicembre scorso, un gruppo di skinheads ha appeso una testa di maiale all’ingresso di un quartiere dove risiede una comunità ebraica. La “Marcia russa” di novembre ha visto la partecipazione di un migliaio di persone che hanno ripetutamente violato l’ordine pubblico, scandito slogan nazisti e usato simboli vietati. La sponda razzista di Krasnodar, la più intollerante sull’accoglienza degli immigrati, ovvero i “neri” giunti dalle ex repubbliche sorelle dell’Asia Centrale, rappresenta un’autentica minaccia per chiunque indossi un indumento patriottico che non riporti il vessillo della Federazione, e dunque una minaccia per atleti e turisti, di culture ed etnie diverse.
Il rischio che si verifichino spiacevoli episodi è alimentato anche dalla scelta di impiegare oltre 400 cosacchi per garantire la sicurezza delle Olimpiadi. A Krasnodar, ancora, le ex fedelissime truppe zariste, con tanto di uniforme tradizionale e colbacco compreso hanno cominciato a pattugliare la città insieme alla polizia, coadiuvando gli agenti nei controlli. L’antica comunità militare (come viene definita), in passato si è pero resa protagonista di numerosi atti di violenza e ha spesso dimostrato di voler perseguire una giustizia propria. Non a caso, proprio i cosacchi sono stati i primi a cavalcare la contro-mobilitazione nazionalista scoppiata a seguito degli attacchi di Volgograd, e diversi rapporti oggi li riconducono alle decine di cellule neo-naziste dispiegate lungo il territorio russo.
Augusto Rubei
Giornalista, consulente M5S
Mondo - 12 Febbraio 2014
Sochi 2014, le minacce ‘alternative’ all’Islam
A poco meno di una settimana dall’inaugurazione dei Giochi olimpici di Sochi, i primi della storia post-sovietica, in Russia sono scattate le annunciate misure di massima sicurezza con il dispiegamento di oltre 30 mila tra poliziotti e militari. Il rischio di un attacco terroristico nei giorni scorsi aveva spinto il Comitato olimpico statunitense ad invitare i propri atleti a non indossare le uniformi ufficiali del team americano al di fuori dell'”anello di acciaio”, come alti ufficiali del Cremlino hanno definito il perimetro che ospita le competizioni sportive.
Il pericolo numero uno, almeno fino al 23 febbraio (giorno in cui la kermesse volgerà al termine), resta quello di matrice islamica, dopo l’appello del sedicente Emiro del Caucaso del Nord Doku Umarov a colpire le manifestazioni e dopo i due attentati condotti a Volgograd che hanno causato 34 morti. Ma sussistono anche minacce “alternative”, che finora non hanno ricevuto l’attenzione dovuta. Provengono in primo luogo dal territorio di Krasnodar, un “kraj” del Distretto Federale Meridionale a circa 300 chilometri da Sochi.
La regione in questione ha alle spalle una storia buia, ispirata a politiche razziste e antisemite portate avanti dagli ultimi due governatori: Nikolai Kondratenko e Alexander Tkachyov. Il primo, in uno dei suoi numerosi comizi politici in passato riuscì a pronunciare per ben 62 volte la parole “ebreo” accostandola alle teorie cospirazioniste del “complotto giudaico-massonico”, un approccio follemente xenofobo e anti-sionista citato in documento di estrema diffusione nella Russia zarista. Il dossier, dal titolo “I Protocolli dei Savi di Sion“, denunciava un’infiltrazione del popolo ebraico nella massoneria e la pianificazione di un progetto diabolico per il dominio globale.
Il secondo, Tkachyov, oggi è sotto indagine per conto del suo stesso partito, il Democratico Unificato Russo-Jabloko, a causa di alcuni commenti razzisti rilasciati nel 2012 riguardo all’impiego di nuove forze di polizia finalizzato a scovare ed arrestare, in modo indiscriminato, cittadini di origine caucasica. E’ inoltre uno dei protagonisti al centro della controversa vicenda che circonda l’ondata di violenze sistematiche e intimidazioni dirette ai turchi Meskhetian, originari della Georgia, già deportati durante il regime stalinista e costretti a una nuova evacuazione nel 2004, proprio da Krasnodar.
Alla pericolosa retorica di Kondratenko e Tkachyov, segue l’operatività di diversi movimenti nazionalisti dal carattere profondamente anti-ebraico. Solo il 20 dicembre scorso, un gruppo di skinheads ha appeso una testa di maiale all’ingresso di un quartiere dove risiede una comunità ebraica. La “Marcia russa” di novembre ha visto la partecipazione di un migliaio di persone che hanno ripetutamente violato l’ordine pubblico, scandito slogan nazisti e usato simboli vietati. La sponda razzista di Krasnodar, la più intollerante sull’accoglienza degli immigrati, ovvero i “neri” giunti dalle ex repubbliche sorelle dell’Asia Centrale, rappresenta un’autentica minaccia per chiunque indossi un indumento patriottico che non riporti il vessillo della Federazione, e dunque una minaccia per atleti e turisti, di culture ed etnie diverse.
Il rischio che si verifichino spiacevoli episodi è alimentato anche dalla scelta di impiegare oltre 400 cosacchi per garantire la sicurezza delle Olimpiadi. A Krasnodar, ancora, le ex fedelissime truppe zariste, con tanto di uniforme tradizionale e colbacco compreso hanno cominciato a pattugliare la città insieme alla polizia, coadiuvando gli agenti nei controlli. L’antica comunità militare (come viene definita), in passato si è pero resa protagonista di numerosi atti di violenza e ha spesso dimostrato di voler perseguire una giustizia propria. Non a caso, proprio i cosacchi sono stati i primi a cavalcare la contro-mobilitazione nazionalista scoppiata a seguito degli attacchi di Volgograd, e diversi rapporti oggi li riconducono alle decine di cellule neo-naziste dispiegate lungo il territorio russo.
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Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il vicedirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il condirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Palermo, 3 gen. (Adnkronos) - Una donna di Catania ha chiesto l’intervento della Polizia di Stato, di buon mattino, dopo aver trovato accovacciato sul cofano della sua auto un uomo che non ha voluto sentire ragione di scendere dal mezzo per consentire alla proprietaria di andare a lavoro.
L’uomo, un 35enne di origine rumene, ha farfugliato alcune parole alla donna, rimanendo saldamente seduto sul cofano al punto tale che la signora, impaurita, ha messo in moto l’auto per cercare di farlo desistere e poi si è rivolta alla Sala Operativa della Questura di Catania che, prontamente, ha inviato due volanti in suo soccorso. Nel frattempo, viste le rimostranze dell’uomo, la donna ha cercato di portare l’auto, procedendo a passo d’uomo, nella vicina piazza Pietro Lupo. Qui, alla vista degli agenti della squadra Volanti, il 35enne rumeno è balzato giù dall’auto per afferrare una transenna e lanciarla contro il portone degli uffici di Polizia. I poliziotti hanno tentato più volte di bloccarlo nel tentativo di farlo ragionare, ma l’uomo ha più volte opposto una forte resistenza, sferrando un calcio contro una volante, danneggiandola.
Per questa sua condotta il 35enne è stato arrestato, ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato valevole ora e condanna definitiva, e, a seguito di rito direttissimo, l’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’arresto applicando nei suoi confronti la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Lunedì 6 Gennaio alle ore 11 in via Nomentana 361, a Roma, il Partito radicale convoca una manifestazione a sostegno della liberazione di Cecilia Sala.
"Dopo aver manifestato per quasi due anni davanti all'ambasciata iraniana contro il regime oppressivo, violento e misogino degli Ayatollah nei confronti del suo popolo - si legge in una nota di Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito radicale -, non possiamo rimanere inermi nei confronti di una nostra concittadina ostaggio di pericolosi criminali. Abbiamo piena fiducia nel lavoro che sta svolgendo la Farnesina con il ministro Antonio Tajani ed è proprio in quest'ottica che intendiamo supportare il prezioso lavoro che si sta svolgendo in queste ore. L'appuntamento è lunedì 6 davanti all'ambasciata".
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - "La convocazione di un ambasciatore alla Farnesina è uno strumento molto importante e assai riconoscibile sul piano diplomatico per esercitare una pressione su uno Stato. C’è da dire che Tajani ha sempre utilizzato questo strumento con parsimonia, forse eccessiva, e dunque spesso con ritardo. Speriamo in futuro voglia essere più deciso, specie quando ci sono in gioco interessi vitali e che non si debba attendere, per esercitare questo passo, l’intervento delle opposizioni". Lo dice Ivan Scalfarotto, senatore e responsabile Esteri di Italia viva.