Il problema delle adozioni riguarda tante persone e, poiché interagiscono parecchi attori, difficoltà e insidie sono sempre in agguato. Per chi inizia il percorso è come attraversare un campo minato dove i legami profondi che nascono appena si conoscono genitori e figli possono venire interrotti all’improvviso creando ulteriori dolori e vuoti affettivi che mai si rimargineranno. Il caso del Congo da noi raccontato lo dimostra. Non sempre tutto fila liscio, la burocrazia impera e ci mette lo “zampone”.
Le storie finite male sono tante e non tutti sono disposti a raccontarle per paura di recriminazioni o anche per non precludersi un’altra possibilità in futuro. Ma Giorgio e Donatella, due genitori di Ascoli Piceno, lo hanno fatto. La loro è una storia purtroppo conclusasi con un nulla di fatto. E questo nonostante avessero seguito tutti gli step necessari, andati bene fino all’ultimo. O quasi!
Era agosto del 2008 quando i coniugi Bracciani decidono di iniziare il percorso per un’adozione internazionale e solo tre anni dopo riescono ad avere dall’ente, a cui si erano rivolti, la notizia del “figlio” trovato e adatto a loro. Finalmente da qualche parte del mondo c’era un bambino che loro avrebbero accudito e aiutato a crescere. Erano felici e quindi si preparano a seguire tutte le istruzioni. A maggio del 2012 volano in Messico per incontrare e abbracciare Victor, il loro futuro figlio di sette anni. Tutto fila liscio e fu subito feeling. I tre rimangono insieme un po’ di giorni, ma appena tornati in Italia i Bracciani vengono a sapere che nell’istituto di Victor era scoppiato uno scandalo che riguardava due sorelline in procinto di essere adottate da una famiglia messicana in Italia. Una cosa un po’ pesante con delle accuse precise.
Ma che c’entra tutto ciò con loro? Assolutamente nulla. Lo scandalo però assume ben presto delle grandi dimensioni e proprio alla vigilia delle elezioni. I rapporti con Victor si interrompono e così la pratica di adozione. Tanto che il bambino non viene portato all’udienza fissata in giugno. Tutto si ferma e nessuno comunica più. Le associazioni, italiane e messicane, si rimpallano le responsabilità. Per due mesi la psicologa interrompe i colloqui con il bambino e a loro viene vietato di contattare perfino l’Istituto, figuriamoci il bambino. Timori e paure accompagnano giorni e settimane e i due capiscono che la situazione sta sfuggendo di mano.
Il consiglio di qualche ente è quello di porre fine a questa adozione. E ci riescono, tanto che ad agosto Victor comunica alla psicologa che non intende più essere adottato, non perché rifiutasse i due genitori, che anzi riconosceva perfetti, ma perché non voleva venire in Italia. Una motivazione assurda e tardiva, ma definitiva. “A questo punto – raccontano Giorgio e Donatella – abbiamo parlato telefonicamente con la Console italiana in Messico. Lei ci ha messo al corrente del suo scarso potere e ci ha detto che sapeva che in tutta Guadalajara, l’istituto che ospitava Victor era l’unico contrario all’adozione in Italia”. La guerra tra istituti dunque aveva trovato un capro espiatorio e questo nonostante la Convenzione dell’Aja implori che tutto debba essere fatto per il bene supremo del bambino.
Avendo capito di non poter assolutamente più contare su nessuno, i Bracciani informano la Commissione per le Adozioni Internazionali, che apre un’istruttoria. Ma ad oggi non ci sono risposte, dicono Giorgio e Donatella, che aggiungono: “Abbiamo speso molto per questa adozione, sia in termini economici che affettivi e ci siamo ritrovati senza bambino e senza soldi. Il cuore ci si riempie di dolore, tenendo conto che in questo caso ognuno si è preoccupato di difendere i propri interessi a discapito di chi avrebbe voluto dare a Victor una famiglia e una vita migliore“. La beffa è che qualche settimana fa hanno ricevuto dalla direttrice dell’istituto di Victor una mail in cui dice che Victor chiede sempre di loro e domanda chiede perché non sono tornati a prendere il bambino. Una farsa? Lei che ha ostacolato in tutti i modi l’adozione ora la reclama?
Non sanno darsi una spiegazione Giorgio e Donatella, anche perché i soldi spesi in questa triste avventura sono davvero tanti. Ora hanno dato tutto in mano a un avvocato perché loro pretendono delle risposte, così come pretendono di sapere perché nessuno si sia preoccupato, fallita una possibilità, di concedere loro una seconda.