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Film: ancora ‘sotto la stella’ di Verdone

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“Senza realtà non so lavorare”. Sotto una buona stella arriva in sala, “raccontando il tempo che sto vivendo: metto le nostre emergenze in commedia, con senso della misura ed equilibrio, perché i temi sono seri”. Così Carlo Verdone licenzia il suo nuovo film, in cui da uomo d’affari rampante si ritrova all’improvviso senza moglie e con due figli (Tea Falco e Lorenzo Richelmy) per casa a scardinargli il menage con la giovane compagna (Eleonora Sergio): perderà anche il lavoro e, ironia della sorte, troverà una simpatica vicina tagliatrice di teste (Paola Cortellesi).

Il Leitmotiv? Si passa da una famiglia complicata, dallo scontro generazionale padre-figli alla “ricerca di un abbraccio: parlo con le persone, e sento che in giro c’è tanto bisogno d’affetto, perché è un momento di sbalestramento, confusione e grande solitudine”. E se Carlo non rinuncia al suo genere d’elezione – “Per chi ama la commedia è lui il maestro”, osserva la Cortellesi – gli anni passano ed è tempo di adattarsi: “Partivo dai personaggi, il bullo di Un sacco bello, il candido con la Sora Lella, ma quando ho capito di aver dato tutto sono tornato alla lezione di Compagni di scuola: Cecchi Gori mi sbatté il copione in faccia, ma ancora oggi è uno dei miei film migliori. Ed è corale: alla mia età è tempo di condividere, dando una spinta ai giovani”.

Girato in interni a Cinecittà, Sotto una buona stella ha ventenni nel cast e nella troupe, eppure – battuta di Tea Falco – l’Italia non è un paese per giovani: “È occupato da anziani che non si spostano, a 78 anni ancora li devi ricollocare, cosicché l’80% degli amici di mio figlio è dovuto emigrare: l’Europa è un continente vecchio, ma va ridisegnato col ricambio generazionale”. Non sarà facile, lamenta Verdone, e soprattutto per noi: “Bisogna far saltare uno Stato che è più feudale che repubblicano, uno Stato in perenne riunione di condominio, dove l’amministratore è il presidente della Repubblica”. Per dirla con il film, speriamo nella buona stella…

Il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2014





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