Dopo 4 anni di indagini e 4 diverse inchieste, il pubblico ministero ha chiesto la chiusura dell'ultimo filone. I fatti risalgono allo scandalo che nel 2010 costrinse alle dimissioni il sindaco Pd. Magro il bilancio degli investigatori: a pagare, con due pene da meno di due anni in totale, è stato solo l'ex primo cittadino Flavio Delbono. Funzionari, imprenditori e politici invece sono stati assolti
Potrebbe chiudersi qui lo scandalo Cinziagate. Dopo quattro anni di indagini, le dimissioni di una giunta, processi mediatici e nelle aule di giustizia, per gli investigatori le cui indagini fecero cadere il sindaco Pd di Bologna Flavio Delbono all’inizio del 2010, ecco un’altra resa. Nei giorni scorsi infatti il pubblico ministero Morena Plazzi ha chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati dell’ultimo filone della vicenda, quello riguardante la presunta corruzione. La storia è quella di un bancomat che Mirco Divani, consulente informatico e amico di Delbono, cedette alla ex fidanzata di quest’ultimo, Cinzia Cracchi. La donna da quel conto prelevò 600 euro al mese fino al settembre del 2006. Per la procura inizialmente si trattava del prezzo pagato dal consulente per la corruzione dell’allora assessore al Bilancio e vicepresidente della Regione Delbono, in cambio di appalti da Cup 2000, azienda regionale delle prenotazioni sanitarie online. Divani tuttavia aveva spiegato il prestito di quella carta con la restituzione a rate, a favore di Delbono, di un debito legato alla gestione di una multiproprietà.
Dopo la notizia dell’archiviazione, riportata dalla pagina locale del quotidiano della Repubblica, il bilancio delle indagini che hanno coinvolto quasi dieci persone vede pagare solo Flavio Delbono. Tutti gli altri inquisiti sono infatti usciti indenni. L’ex sindaco, eletto nel giugno 2009 e costretto alle dimissioni a gennaio 2010, ha infatti patteggiato le due pene che gli sono state inflitte tra il 2010 e il 2012. Una da 19 mesi e 10 giorni per peculato, truffa aggravata (due accuse riguardanti i viaggi privati anche all’estero fatti con i soldi della Regione assieme alla Cracchi), intralcio alla giustizia e induzione a rilasciare false dichiarazioni per via delle pressioni e delle offerte economiche – secondo l’accusa – fatte alla sua ex compagna Cinzia perché tacesse. In questo filone fu invece assolta in rito abbreviato Luisa Lazzaroni, ex assessore della giunta comunale di Delbono, accusata dalla procura di avere fatto da mediatrice tra Delbono e Cinzia Cracchi nel tentativo di convincerla a tacere.
Nel secondo filone di indagine Delbono (che chiese scusa pubblicamente alla città) venne accusato di concorso in abuso d’ufficio e anche in questo caso l’avvocato Paolo Trombetti e il pm si accordarono per una pena di un mese e 10 giorni in continuazione con la pena precedente. L’obiettivo del presunto abuso d’ufficio, secondo la procura, era quello nel 2009 di spostare Cinzia Cracchi, che aveva terminato la relazione con l’uomo politico, negli uffici del Cup 2000. Ma di fronte alle resistenze della donna a un trasferimento si fece in modo, per convincerla, che lei mantenesse lo stesso stipendio percepito in Regione quando era stata segretaria particolare di Delbono. Lo strumento per convincerla sarebbe stato un bonus di produttività di 800 euro netti. Tutto il trasferimento avrebbe dovuto evitare – secondo il pm – il rientro della ormai ex fidanzata di Delbono negli uffici della Regione. Nonostante il patteggiamento, quelli che la procura considerava complici di Delbono nell’abuso d’ufficio sono stati assolti a processo dal tribunale di Bologna, perché il fatto non sussiste: si tratta dell’ex direttore del Cup, Mauro Moruzzi, l’ex direttore generale del personale in Regione, Gaudenzio Garavini e Stefania Papili, la funzionaria della Regione che materialmente firmò l’atto con cui Cinzia Cracchi, l’ex fidanzata di Delbono, passò al Cup.
Un terzo filone di indagine riguardante un’altra corruzione è stato ugualmente archiviato per una vicenda di biglietti aerei per Parigi comprati nel 2008 a Delbono e all’allora fidanzata Cinzia Cracchi (186 euro l’uno) da un imprenditore. “Soldi anticipati e subito restituitimi da Delbono”, spiegò.
Ora infine il quarto filone di indagine e l’ulteriore richiesta di archiviazione. Spetterà ora a un giudice per le indagini preliminari decidere se il caso andrà in soffitta. Già nel dicembre del 2009 in verità, la procura chiese l’archiviazione per le accuse mosse da Cinzia Cracchi per la prima volta durante la campagna elettorale per il sindaco. In quel caso tuttavia il Gip si oppose alla richiesta e impose alla procura di andare più a fondo nelle indagini. Morale: dopo poche settimane Delbono fu costretto alle dimissioni che avrebbero portato la città a un commissariamento lungo un anno e mezzo. A guidare Bologna arrivo Anna Maria Cancellieri, allora semplice commissario prefettizio.
Delbono per i suoi patteggiamenti in sede penale non ha scontato un giorno di arresti, ma soprattutto non ha perduto la sua cattedra di economia all’università di Bologna, vista la pena inferiore ai due anni. L’ex sindaco tuttavia ha risarcito economicamente la Regione: per tutta la vicenda, nel 2011 aveva versato 46 mila euro, di cui circa 21 mila come risarcimento del danno patrimoniale, mentre nel 2013 la Corte dei conti ha condannato l’ex sindaco a pagare 10 mila euro come risarcimento alla Regione Emilia-Romagna per il danno di immagine. Chiuso il Cinziagate Delbono rimane indagato nell’inchiesta della procura sul People mover, la navetta monorotaia Stazione-Aeroporto, la cui costruzione non è mai partita. Difficile tuttavia che siano riscontrate grosse responsabilità nella sua condotta, visto che tutto l’affare fu portato avanti dalla precedente giunta comunale.