Una “breccia legale che permette finalmente ai pazienti di entrare in cura”. Così Davide Vannoni ha definito la recente sentenza di un giudice del Lavoro di Trapani che ha concesso a un minore in lista d’attesa presso gli Spedali Civili di Brescia di accedere al primo passaggio per il trattamento Stamina. Ed effettivamente, un nuovo carotaggio (cioè un prelievo di cellule) su un donatore è stato fatto dai medici della Lombardia all’inizio di febbraio. Ma, a differenza di quanto immagina il fondatore di Stamina, il provvedimento del tribunale non può essere replicato per gli altri 135 pazienti che, avendo già in mano una sentenza di un giudice del Lavoro, attendono di accedere alla metodica. Ancora una volta, la giurisprudenza in materia ha basi recentissime ed è tutta da costruire. La svolta nascerebbe dal fatto che per la prima volta, dice Vannoni, un giudice ha indicato i nomi dei medici che devono effettuare il trattamento. “L’ordine è nominale”, ha riferito ai pazienti. Ma nel provvedimento del tribunale di Trapani, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, non c’è alcun riferimento ai nove medici del gruppo Internal Audit Stamina: tra le motivazioni vengono citate solo le cure compassionevoli e soprattutto il pericolo di vita, come già fatto precedentemente da altri giudici del Lavoro. 

Il 3 febbraio, Vannoni arriva a Roma a margine della conferenza stampa per la presentazione della raccolta firme per una legge di iniziativa popolare per le cure compassionevoli. Tra il pubblico ufficialmente si parla di cure al plurale, tecnicamente si guarda solo a Stamina: è lì che l’esperto di comunicazione annuncia tra gli applausi “l’ingresso di un nuovo paziente” agli Spedali Civili, che hanno sempre dichiarato di non potere curare più di 36 pazienti. “In Sicilia, un giudice del Lavoro per la prima volta, ha indicato i nomi dei medici che devono effettuare il trattamento. L’ordine è nominale e tocca direttamente i sanitari che hanno fatto l’obiezione di coscienza”, spiega il fondatore di Stamina riferendosi ai nove medici che, con una lettera alla dirigenza dell’ospedale lombardo, avevano chiesto di “uscire dal gruppo ristretto Internal Audit Stamina e procedere ai trattamenti su formale disposizione del legale rappresentante”.

Ma leggendo il testo della sentenza firmata dal giudice Mauro Petrusa, non c’è alcun riferimento ai singoli medici (che avevano recentemente aderito allo “sciopero bianco”). Il tribunale di Trapani, dopo aver accolto (il 5 dicembre) il ricorso di una famiglia per fare accedere il figlio (minorenne) al “protocollo Stamina”, aveva ordinato di “procedere alla somministrazione”, con provvedimento del 7 gennaio. Il giudice ha accolto la domanda con due motivazioni: “Il pericolo per la salute e la vita del ricorrente (periculum in mora)”, giudicandolo “evidente” alla luce della documentazione medica fornita, e il decreto ministeriale Turco-Fazio del 2006 che “non risulta abrogato” (fumus boni juris). Non vengono quindi mai citati i nomi dei sanitari del gruppo Internal Audit Stamina, ma si fa riferimento al pericolo di vita del paziente (come era già avvenuto ad agosto 2013 per un altro caso) e al Dm Turco-Fazio sull’uso di medicinali come cure compassionevoli, a carico del SSN. E proprio su questo punto, su cui battono i sostenitori del metodo Stamina, si è concentrato l’ultimo intervento in commissione Senato del direttore dell’Aifa (l’agenzia del Farmaco) Luca Pani: “Stamina non può essere considerata giuridicamente una cura compassionevole perché devono essere presenti tutti i requisiti previsti nel decreto del 2006 (…) e il possesso dei requisiti deve essere dichiarato ad Aifa con un’autocertificazione”.

Si tratta ad esempio di verificare “la presenza di dati scientifici pubblicati su accreditate riviste internazionali” o la “pregressa esperienza di due anni dell’ente o del laboratorio sul preparato che si intende somministrare”. Ieri pomeriggio, a Palazzo Madama, è stato ascoltato Ferruccio Fazio, ministro della Salute tra il 2009 e il 2011, prima di Renato Balduzzi: “Volendo, qualsiasi commissione può avvenire all’interno del Consiglio Superiore di Sanità, che ha 200 membri esperti. Io farei così”, ha affermato Fazio rispondendo ai cronisti sull’opportunità di istituire un nuovo comitato ministeriale che si pronunci sul metodo Stamina. Prosegue l’indagine conoscitiva sull’origine del caso Stamina, così come il lavoro della magistratura torinese su Davide Vannoni e il suo staff. Intanto gli Spedali Civili di Brescia prendono tempo: non solo sono saltate le infusioni previste a gennaio, ma per quelle in programma a metà febbraio non sono state ancora contattate le famiglie dei pazienti. “Normalmente ci chiamano un paio di giorni prima, ormai non credo che lo faranno. Ma non abbiamo una comunicazione ufficiale dell’ospedale, quindi non possiamo appellarci”, spiega una delle mamme che da mesi porta sua figlia nella struttura lombarda per il trattamento Stamina.

Il commissario straordinario degli Spedali Civili, Ezio Belleri ha comunicato con Vannoni via mail, secondo quanto ha riferito lo stesso fondatore di Stamina all’Adnkronos Salute, sullo stop momentaneo delle attività programmate per questa settimana. E oggetto di discussione scritta è stata la posizione di Erica Molino, biologa del pool di Vannoni che finora si è occupata della preparazione delle infusioni nel laboratorio di cellule staminali dell’azienda ospedaliera bresciana. All’indomani dell’audizione del comandante dei Nas nella commissione di Palazzo Madama, si era parlato infatti della “mancata iscrizione della Molino all’albo dei Biologi”. Il numero uno di Stamina Foundation ha confermato che la dottoressa aveva superato l’esame di Stato, ma non si era ancora iscritta all’albo professionale. Nel frattempo, poiché negli incubatori dell’ospedale di Brescia sono già presenti le “cellule di tre donatori”, Vannoni ha indicato a Belleri il possibile ingresso nel laboratorio staminali di Manuela Martano, una biologa regolarmente iscritta all’Ordine. In una mail dell’8 ottobre è il commissario straordinario Belleri a chiedere a Vannoni di chiarire a che titolo la biologa operi per conto di Stamina, considerando che “risulta rivestire la posizione di ricercatore presso la società Medestea Biotech S.p.a“, la multinazionale farmaceutica che ha scelto di finanziare Stamina Foundation. Intanto i pazienti in cura a Brescia sperano di essere chiamati, il ministro della Salute Lorenzin attende il parere dell’avvocatura di Stato per nominare la nuova commissione e i medici degli Spedali Civili di Brescia vorrebbero essere più tutelati. Restano tutti in attesa.

Ha collaborato Rino Giacalone

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