L’uomo di Ruini al centro dei malumori della Segreteria di Stato e in particolare del ministro degli Interni vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu. Sullo sfondo la "lotta" politica interna al Vaticano e la capitolazione di Bagnasco
Alla Tv della Cei finisce l’era di Dino Boffo. L’uomo del cardinale Camillo Ruini è stato rimosso dalla direzione di Tv2000. Da mesi erano abbastanza noti i malumori della Segreteria di Stato e in particolare del ministro degli Interni vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu, verso alcuni commenti espressi da Boffo durante le dirette degli eventi che avevano come protagonista Papa Francesco. Becciu aveva messo per iscritto le sue critiche ad alcune frasi del direttore della tv della Conferenza episcopale italiana che non solo non aveva ascoltato le indicazioni della Segreteria di Stato, ma aveva svelato proprio in diretta su Tv2000 di aver ricevuto questi richiami dal Palazzo Apostolico vaticano. Irterpellato sulla rimozione Boffo risponde con un banale “no comment”, ma è ovvio che le tensioni e i malumori di questi mesi di Bergoglio con la Cei hanno acuito lo scontro con l’entourage di Papa Francesco e la tv dei vescovi italiani.
Era abbastanza evidente che con la capitolazione al vertice della Conferenza episcopale italiana del cardinale Angelo Bagnasco, in guerra aperta da mesi con il Pontefice latinoamericano, il maggiore “esponente mediatico” della Cei dovesse passare la mano. Una decisione che, da quando si apprende da ambienti interni proprio a Tv2000, sembra abbia avuto un’improvvisa accelerazione che ha trovato spiazzato lo stesso Boffo, convinto che non sarebbe stato scalzato da una poltrona che aveva conquistato a fatica dopo le dimissioni sofferte dalla direzione del quotidiano della Cei Avvenire, di cui era stato al timone per quindici anni. Era il settembre 2009 quando l’uomo di Ruini si trovò a subire la dura campagna mediatica del quotidiano della famiglia Berlusconi, Il Giornale, all’epoca diretto da Vittorio Feltri. Il “metodo Boffo”, termine coniato in quei giorni, portò il direttore del quotidiano dei vescovi italiani a offrire a Bagnasco, anche per volontà di Benedetto XVI, le sue dimissioni.
Un gesto che, alcuni mesi dopo, fu ricompensato per intercessione del segretario particolare del Papa emerito, monsignor Georg Gänswein, cui Boffo, ritiratosi in una casina di montagna si era appellato con lunghe lettere inviate in Vaticano via fax e rese pubblicate durante la vicenda Vatileaks. Del resto Boffo scrisse subito al segretario del Papa che ad armare la mano de Il Giornale contro di lui erano stati l’allora Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone e il direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. “Sono venuto a conoscenza di un fondamentale retroscena e cioè che a trasmettere al dottor Feltri il documento falso sul mio conto è stato il direttore dell’Osservatore Romano, professor Giovanni Maria Vian”, scriveva Boffo a Gänswein. “Non credo – proseguiva la missiva – che il cardinale Tarcisio Bertone fosse informato fin nei dettagli sull’azione condotta da Vian, ma quest’ultimo forse poteva far conto di interpretare la mens del suo superiore: allontanato Boffo da quel ruolo, sarebbe venuto meno qualcuno che operava per la continuità tra la presidenza della Cei del cardinale Ruini e quella del cardinale Bagnasco”.
Le parole di Boffo furono duramente smentite con una nota ufficiale il nove febbraio del 2010. Ma Gänswein non fece cadere nel vuoto la richiesta e il 18 ottobre 2010, arrivò la nomina di Boffo alla direzione di Tv2000. Ora non pochi in Vaticano pensano che la prossima testa a cadere sarà quella del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, anche lui al centro di un duro scontro con Papa Francesco che, il 4 ottobre ad Assisi, lo aveva duramente rimproverato a favor di telecamera per aver pubblicato sul quotidiano della Cei la notizia che l’allora segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, era stato da lui “confermato” come numero due dei vescovi della Penisola, mentre invece Bergoglio si era limitato a prorogarlo senza indicare una scadenza.
Twitter: @FrancescoGrana