Si avvicina la scadenza della clausola degli investimenti, che permetterebbe all'Italia una maggiore possibilità di spesa. E il commissario Ue Olli Rehn ricorda che "il governo italiano non ha ancora inviato le informazioni necessarie". Ma il Tesoro risponde: "La clausola è priva di utilità"
Mancano ormai pochi giorni al tempo limite che ha il governo italiano per poter presentare a Bruxelles i dettagli della spending review. Informazioni che – come ha ricordato il commissario Ue Olli Rehn – “non sono ancora state inviate” e che servirebbero a poter riconoscere la cosiddetta clausola degli investimenti, che permetterebbe all’Italia una possibilità maggiore di spesa.
Normalmente il termine per la comunicazione dei dati alla Commissione è infatti 15 giorni prima la pubblicazione delle previsioni d’inverno, fissata in linea di principio per il 25 febbraio a Strasburgo in occasione della plenaria del Parlamento europeo e quindi scattato lunedì scorso. Ma in questi casi c’è sempre anche “una volontà politica” che permette una limitata elasticità.
In serata il Tesoro ha risposto a Rehn, facendo sapere che i dati “sono pronti per Bruxelles” e che nella legge di Stabilità “sono già programmati gli investimenti ritenuti indispensabili per la crescita”. Con la precisazione però che la clausola per gli investimenti “così come concepita è di fatto priva di utilità” per l’Italia perché “richiederebbe una manovra restrittiva pari alla flessibilità concessa”. E gli effetti sarebbero “neutri o negativi sulla crescita nel breve periodo”.
Già in vista delle previsioni d’autunno il governo aveva chiesto di poter utilizzare la clausola per gli investimenti, ma Bruxelles aveva risposto picche. Quando si è riparlato di attivarla grazie all’impatto delle privatizzazioni e della spending review, il portavoce di Rehn alla fine di novembre aveva anticipato che esso sarebbe stato valutato a febbraio. Lo stesso vicepresidente dell’esecutivo di Bruxelles e responsabile per l’economia il 5 dicembre aveva precisato che “l’Italia deve fare uno 0,4% del Pil di sforzi strutturali per assicurare l’obiettivo della riduzione del debito“, sottolineando che “vedremo nelle prossime settimane se la spending review anticiperà i risparmi del 2014”.
Una cosa, per ora, è certa: i tempi per presentare i dati ormai sono strettissimi. Alcune fonti dell’esecutivo fanno notare però che se anche i dettagli non potranno essere tenuti in considerazione nelle previsioni d’inverno, “non significa che non si possano fare investimenti”. E’ infatti prevista la possibilità di quella che viene definita una “violazione consentita” per “piccole misure anticicliche”. Il governo potrebbe quindi “fare come se la clausola ci fosse”, in questo caso però prendendosi “il rischio di tornare nel 2015 sotto procedura per deficit eccessivo o sotto la nuova procedura per la riduzione del debito”.
Ma il ministero dell’Economia non si è limitato a rispondere alle dichiarazioni di Rehn sulla clausola degli investimenti. Mentre i riflettori sono puntati sulla caduta di Enrico Letta, infatti, via XX settembre porta avanti il piano di dismissioni. Il ministero dell’Economia ha conferito a Lazard Srl e allo Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners l’incarico, rispettivamente, di consulente finanziario e di consulente legale del Tesoro “per le attività relative alla cessione sul mercato di una quota di minoranza del capitale di Poste Italiane“.