L'ordine del giorno è stato approvato in tre consigli comunali dell'Emilia terremotata. Di fatto non è arrivata nessuna notizia di sospensione delle prossime rate da Roma, nonostante avesse dovuto già essere inserite all'interno del decreto Enti Locali approvato a dicembre scorso
Pagare il mutuo sulla casa, anche se la casa è stata distrutta dal terremoto. E’ un appello presentato sotto forma di ordine del giorno approvato in tre consigli comunali di quell’area dell’Emilia Romagna oggi nota come ‘il cratere’, quello che Novi di Modena, Cavezzo e Camposanto hanno rivolto al governo per chiedere una sospensiva dei mutui sulle abitazioni rese inagibili dai fenomeni sismici del maggio 2012. Almeno finché quelle stesse abitazioni non saranno ricostruite e nuovamente abitate. Perché oggi, a 21 mesi di distanza dai terremoti che colpirono Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, sono circa 1.500 le famiglie costrette a pagare il mutuo sulle proprie case quando in quelle case non possono più viverci. Risiedono nei moduli abitativi provvisori, o in affitto, o da amici e parenti in attesa di ottenere dallo Stato i rimborsi necessari a ricostruire ciò che è andato distrutto. Ciò che è ancora in macerie.
I sindaci dei comuni terremotati quella sospensione la consideravano cosa fatta. Del resto doveva essere inserita all’interno del decreto Enti Locali approvato a dicembre dal governo Enrico Letta. Proprio pochi giorni prima della scadenza, il 31 dicembre, della sospensiva accordata agli emiliani subito dopo il terremoto. Ma l’emendamento, alla fine, nel testo non è entrato, e ora, con almeno una rata già prelevata dai conti correnti degli sfollati, la necessità di approvare un nuovo provvedimento si fa pressante. “Credevamo che questo punto, insieme alla proroga per il pagamento di tasse e contributi per le aziende, fosse il minimo che ci sarebbe stato concesso – racconta Rudi Accorsi, sindaco di San Possidonio – invece abbiamo dovuto ingoiare un boccone amaro”. Perché nemmeno nel decreto Milleproroghe, successivamente approvato dal governo, che ha recuperato in extremis la sospensione del pagamento dei finanziamenti contratti da aziende e cittadini terremotati allo scopo di pagare le tasse, la questione relativa alle case è stata introdotta. “E ora molte di quelle 1.500 famiglie – spiega Sandro Romagnoli di Sisma.12, il comitato dei terremotati – non sanno come fare”.
“Il consiglio comunale ha votato all’unanimità l’ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stelle dopo l’incontro che abbiamo organizzato con i sindaci dell’Area Nord e i comitati dei terremotati – sottolinea Antonella Baldini, sindaco di Camposanto – è ovvio che non tocca a noi trovare il modo di sospendere i mutui, ma al governo, tuttavia non è giusto che i nostri cittadini debbano pagare le rate di abitazioni inutilizzate e in macerie. Certo, a chi è fuori casa si da una mano, c’è il contributo di autonoma sistemazione, e in alcuni casi grazie a un accordo con Acer viene pagato loro l’affitto, ma questo non giustifica la mancata soluzione al problema. Specie in una situazione di così grave crisi economica”.
A San Possidonio un ordine del giorno per chiedere allo Stato di sospendere quei mutui sulla casa per i cittadini sfollati non è stato ancora approvato. Tuttavia lo sarà presto. “Il prossimo consiglio comunale è a fine febbraio – spiega Accorsi – e allora ce ne occuperemo anche noi. Perché non solo sosteniamo questa iniziativa di Cavezzo, Novi e Camposanto, ma ci alziamo in piedi per chiedere ad alta voce di essere ascoltati”. “A me si sono rivolte diverse famiglie per sapere se sarà approvata o meno questa sospensione – continua il sindaco di San Possidonio – non ho dati precisi perché non tutti in città ci hanno segnalato l’avvenuto pagamento della rata, tuttavia so che c’è molta preoccupazione perché si tratta di una spesa importante per chi deve al contempo mantenere la propria famiglia in una sistemazione temporanea, e compilare la documentazione necessaria a ottenere i finanziamenti pubblici per ricostruire. È sicuramente una priorità”. Un tentativo Sisma.12 a gennaio l’aveva fatto per ottenere un secondo stop ai mutui sulla casa.
Il comitato, infatti, aveva incontrato l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, a Bologna, portando con sé al tavolo di trattativa il consenso dei sindaci del cratere. “Abi si è mostrata assolutamente cosciente della gravità del problema – spiega Romagnoli – ma, al tempo stesso, ha espresso la difficoltà di poter riproporre una moratoria come quella appena terminata. Quindi, non ha potuto fare altro che invitare le banche aderenti all’associazione a esaminare con flessibilità e sensibilità la posizione dei singoli richiedenti circa la sospensione delle rate, tenendo conto della situazione straordinaria determinata dall’evento sismico. Ciò che serve è una soluzione politica al problema”. Soluzione che è nelle mani del governo. E sono diverse le parti politiche che hanno chiesto un provvedimento urgente in tal senso: dai parlamentari emiliano romagnoli del Pd, che negli scorsi giorni hanno presentato un’interrogazione sul tavolo del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, alla Lega Nord, che all’alba dell’approvazione del Milleproroghe sollecitava il commissario alla ricostruzione Vasco Errani a farsi portavoce dell’Emilia terremotata. “Due terremoti, una tromba d’aria e un’alluvione più tardi, in Emilia Romagna i terremotati convivono ancora con le incertezze della burocrazia, con la vessazione fiscale e con mutui da pagare sugli immobili inagibili – spiega il Carroccio regionale – Eppure il ‘milleproroghe’ ha prorogato, dopo 34 anni dal sisma, l’attività commissariale (e le relative risorse) per la ricostruzione post terremoto dell’Irpinia. Queste scelte gridano vendetta”.