Imprigionati come siamo in questo permanente set televisivo della politica full color ci siamo trasformati in spettatori immobili di un conturbante teatro digitale abitato da pupi e marionette che si muovono, parlano, minacciano, rassicurano per ragioni che ci sfuggono.

Come negli album per bambini il solo senso che ci è concesso intuire, coincide con le figure che vediamo. Renzi che arriva in giacca, a piedi, da destra verso sinistra. Renzi che sparisce in Smart da sinistra a destra. Giornalisti che corrono. Anche loro a caccia di qualcosa, forse della vite che si è appena rotta negli ingranaggi di Letta, forse un bullone. Qualcuno ha capito perché il Corriere della Sera, di punto in bianco, ha illuminato le manovre di Napolitano per silurare il suo pupillo e poi abbandonarlo alle mandibole di Renzi e agli occhi micidiali della Boschi?

C’era una qualche riforma che minacciava di peggiorare già oltre il suo proprio fallimento incorporato? È diminuito il pil? È aumentata l’aviaria? Capendo quasi nulla restiamo tutti ipnotizzati. Perché Renzi fa il suo spettacolo in diretta e questo ci affascina. Mentre il povero Letta è già dal primo giorno un repertorio.

E questo ci deprime.

il Fatto Quotidiano, 15 Febbraio 2014

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