Nuovo stato di crisi in arrivo a Il Giornale della famiglia Berlusconi. Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti preoccupa per i continui bilanci in rosso: la sua casa editrice See (Società europea di edizioni) si aspetta di chiudere il 2013 con una perdita di circa 3,5 milioni di euro e, visti i chiari di luna sulle vendite di copie e quelle degli spazi pubblicitari, prevede anche un 2014 in rosso. Per questo motivo l’azienda che fa capo a Paolo Berlusconi e che tra i suoi consiglieri conta anche il presidente Mediaset Fedele Confalonieri e il direttore generale dell’informazione del Biscione, Mauro Crippa, ha deciso di ricorrere ancora una volta allo stato di crisi.
Per ridurre il numero dei giornalisti in redazione, su oltre cento ne verranno prepensionati 23. Si tratta del terzo stato di crisi che la See avvia; l’ultimo in ordine temporale è durato due anni ed è terminato alla fine del 2012. Unico intoppo ai piani aziendali è la disponibilità incerta delle risorse per le quali non c’è solo la See in coda. Paolo Berlusconi ha deciso di fare ricorso nuovamente allo stato di crisi dopo che anche il 2012, il 2011 e il 2010 si erano chiusi in perdita, rispettivamente a -2,9 milioni, -4,3 milioni e quasi -9 milioni di euro. Poco sono serviti allora i precedenti stati di crisi e sembra non sarà sufficiente il recente aumento di prezzo che ha portato il costo del quotidiano di via Negri a Milano da 1,2 a 1,3 euro (in questo in buona compagnia con altre testate che avevano deciso il rincaro ad agosto e addirittura il Corriere della Sera è salito fino a 1,4 euro da quest’anno).
Nel 2014 i conti dovrebbero iniziare a essere alleggeriti anche da altre riduzioni sulle spese del personale, quelle provenienti dai prepensionamenti che l’azienda sta già attuando tra i poligrafici, mentre la struttura dei costi ha beneficiato l’anno scorso della cessione dell’ultima redazione regionale che le rimaneva (Roma esclusa), quella di Genova. La sede distaccata è passata al Polo grafico del Piemonte con tanto di lavoratori annessi nella transazione, un’operazione giudicata per questo “illegittima, fuori dal contratto”, senza “precedenti nella storia dell’editoria italiana” secondo il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, che tuttavia ha fatto scuola per esempio al Sole 24 Ore.
Il gruppo confindustriale di Giorgio Squinzi ha venduto a Tecniche Nuove le riviste specializzate della divisione Business Media e con esse oltre cento dipendenti (di cui 41 giornalisti). Adesso questi lavoratori sono finiti in una controllata del gruppo, come ha reso noto llo stesso sindacato, che “verrà interessata da una ristrutturazione in presenza di esuberi in tempi molto ravvicinati”. A Il Giornale, comunque, la dieta è appena cominciata e non risparmia nemmeno la carta su cui vengono stampati gli articoli: il numero di pagine è già calato.