Secondo gli analisti l'attentato di oggi in cui sono morti cinque coreani segna un punto di svolta nella strategia dei terroristi che per la prima volta, dall'inizio della repressione da parte dei militari contro i Fratelli musulmani, hanno colpito obiettivi occidentali. Tuttavia, per un operatore del settore "non cambia nulla, massimo cali entro il 20 per cento"
L’opinione degli analisti sulla bomba esplosa in un autobus di turisti questo pomeriggio a Taba sembra unanime: si tratta di un punto di svolta per le azioni terroristiche che stanno colpendo l’Egitto dalla deposizione del presidente islamista Mohammed Morsi, avvenuta lo scorso 3 luglio. Infatti, dall’inizio della repressione da parte dei militari contro i Fratelli musulmani è la prima volta che un attacco terroristico colpisce dei turisti stranieri.
Sino a ora gli attentati, rivendicati per la maggior parte dal gruppo con base in Sinai Ansar Bayt al Maqdis, erano circoscritti a installazioni militari e a edifici della sicurezza. Ma quanto accaduto oggi potrebbe aprire una nuova stagione di violenza sul Mar Rosso, meta di villeggiatura anche per molti italiani.
L’industria del turismo egiziano ha già subito un forte calo dal 2011, dopo la rivoluzione che tra gennaio e febbraio destituì Hosni Mubarak. Secondo quanto affermato questa settimana dal ministro del Turismo egiziano Hisham Zazou, solo nel 2013, con 9,5 milioni di turisti, il guadagno è stato di circa 6 milioni di dollari, quasi la metà rispetto al 2010. Dallo scorso settembre il numero dei turisti è tornato ad aumentare dopo un completo arresto delle attività nel mese di agosto in seguito al violento sgombero da parte dell’esercito del sit-in di Rabaa el Adaweya.
“Al momento stiamo registrando ottimi numeri e da domani vedremo se ci saranno cancellazioni, ma non prevedo un calo superiore al 20%”, afferma ottimista Claudio Abbadessa, general manager del Vera Club Queen di Sharm el Sheikh, una delle mete preferite dagli italiani. “Dopo diversi anni di stabilità ormai i turisti conoscono la geografia, si terranno lontani dalle zone pericolose e continueranno a venire in Egitto”.
Questo cambio di strategia dei gruppi terroristici riporta indietro l’Egitto all’ultimo decennio della dittatura di Hosni Mubarak quando un’ondata di violenza colpì diverse zone sul mar Rosso. Dopo diversi attacchi negli anni ’90, rivendicati dal gruppo terroristico Al-Gamaa Al-Islamiya (che ha poi deposto le armi), nel 2004 proprio a Taba una bomba contro l’hotel Marriot diede l’inizio a una serie di attentati che colpirono Sharm el Sheikh nel 2005 e Dahab nel 2006 provocando decine di morti. “Al momento siamo tranquilli – continua Abbadessa – Dopo la bomba in alta stagione ad agosto del 2006 qui a Sharm abbiamo chiuso per due settimane ma poi i turisti sono tornati”.
Lo stesso ministro del Turismo ha ribadito dopo l’esplosione che il resto dell’Egitto è sicuro. “Spero che questo sia solo un caso isolato e posso assicurarvi che quello che è accaduto qui sarebbe potuto succedere in qualsiasi parte del mondo”, ha concluso Zazou. Affermazioni che però potrebbero non bastare a tranquillizzare i tour operator.
Così se per il momento gli operatori locali sembrano comunque ottimisti, molti analisti vedono l’attentato di oggi come “il colpo di grazia” a un’industria già in crisi. “Dopo gli attacchi costanti che lo scorso 24 gennaio hanno danneggiato il museo islamico del Cairo, il turismo era già gravemente ferito”, scrive in un editoriale Mohammed Khairat, fondatore del portale di informazione Egyptian streets. “Con l’attacco di oggi ci sono gli estremi per dire che il turismo nel nostro Paese è clinicamente morto”.