TurboRenzi e i mostri della palude: la mitica striscia di Stefano Disegni potrebbe arricchirsi di una nuova impressionante avventura. Senza inventarsi nulla, la realtà basta e avanza. Abbiamo lasciato il fantastico sindaco di Firenze, nonché segretario Pd lanciato a velocità supersonica verso la soluzione lampo della crisi: addirittura domenica sera con la lista dei ministri in tasca, annunciava la stampa amica di Metropolis. Ma ecco che gli alfanoidi, avide creature dell’acquitrinio, gli impongono i loro voleri (più poltrone) e ne frenano la spinta propulsiva, mentre i nemici rottamati agiscono nell’ombra della sinistra assetati di vendetta. Solo l’anziano Caimano gli offre il suo aiuto. TurboRenzi cadrà nella trappola?
Ma c’è davvero poco da scherzare con un Paese impantanato tra un governo che non c’è più e un governo che non c’è ancora e quasi nessuno ne ha capito bene la ragione. È un aspetto che Renzi farà bene a non sottovalutare. Il politico supermediatico che per un anno ha occupato militarmente giornali e tv per annunciare l’avvento del messia (egli stesso) e straordinari cambiamenti epocali, non è stato capace di comunicare il passaggio più importante della sua scalata al potere. Nella percezione della gente comune resta impressa una cupa manovra di partito ordita da un giovane capoclan per eliminare il rivale perfidamente logorato, giorno dopo giorno. Lo dicono anche i sondaggi che tolgono a Renzi qualche punto di popolarità.
Vecchi pugnali e i soliti veleni: niente a che vedere con il rinnovamento della politica e con la fine del cannibalismo rituale della casta. Sicuramente oltre alla scelta dei ministri e alla declinazione del programma, il turbopremier dovrà molto presto spiegarsi con gli italiani e dare loro un motivo serio per ricredersi sulla morte della politica. Lui, che è stato votato alle primarie del Pd come l’ultima chance, questo lo sa bene. Certo non gli manca il sangue freddo. Ieri sera lo abbiamo visto nella tribuna dello stadio di Firenze che tifava l’amata Viola (che ha perso). Tranquillo e sereno, beato lui.
Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2014