Denuncia choc dell’Onu: “Negli ultimi 50 anni, centinaia di migliaia di prigionieri politici sono morti nei campi di prigionia della Corea del Nord“. Secondo il rapporto della commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani, presentato a Ginevra, le persone nei campi sono state gradualmente eliminate con una politica deliberata di fame, lavori forzati, esecuzioni, tortura, stupri, aborti forzati e l’infanticidio.
Gli esperti della Commissione Onu sulla Corea del Nord raccomandano al Consiglio di sicurezza di deferire lo Stato totalitario alla Corte penale internazionale o di istituire un Tribunale dell’Onu ad hoc. Nel rapporto si denunciano “violazioni sistematiche, diffuse e gravi dei diritti umani” che continuano ad essere commesse in Corea del Nord e che in “molti casi costituiscono crimini contro l’umanità”.
“La gravità, la scala e la natura di queste violazioni – si legge nel rapporto – rivelano uno stato che non ha alcun parallelo nel mondo contemporaneo”. Il documento di quasi 400 pagine descrive l’inferno dei campi di prigionia e le scomparse forzate anche all’estero, nonché le politiche di indottrinamento e di monopolio del cibo da parte del regime.
Pyongyang non ha concesso l’accesso al Paese alla commissione di inchiesta, istituita da una risoluzione approvata il 21 marzo 2013 dal Consiglio Onu dei diritti umani. Composta da tre principali esperti, la commissione ha condotto le indagini tramite interviste di vittime e testimoni all’estero in condizioni di estrema riservatezza per non mettere né loro, né le loro famiglie in pericolo. La Cina ha negato l’accesso alla Commissione.