La procura di Roma ha chiesto oggi il rinvio a giudizio con l’accusa di peculato per Maurizio Gasparri. L’accusa è stata formulata a conclusione dell’inchiesta sull’autorizzazione da parte di Gasparri di 600mila euro, che facevano parte dei fondi del gruppo Pdl al Senato del quale Gasparri era presidente. La somma fu impiegata per una polizza vita.
Maurizio Gasparri, assistito dall’avvocato Giuseppe Valentino, in una memoria difensiva di 50 pagine sostiene di non essersi appropriato di nulla (leggi l’intervista a Marco Lillo). La richiesta di rinvio a giudizio è firmata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dagli aggiunti Nello Rossi e Francesco Caporale e dei pm Giorgio Orano e Alberto Pioletti.
La polizza, denominata Bnl Private Selction, era sulla vita e intestata allo stesso Gasparri. Successivamente venne riscattata anticipatamente e a Gasparri fu liquidata la somma di 610.687,28 euro. Seicentomila di questi furono restituiti al gruppo Pdl, su richiesta della direzione amministrativa con due bonifici di 300mila euro ciascuno. La polizza in questione intestata a Gasparri aveva valore per la durata dell’intera vita e come beneficiari venivano indicati gli eredi legittimi del parlamentare. L’inchiesta che ha coinvolto Gasparri rappresenta uno stralcio della più ampia vicenda che aveva coinvolto anche il vicepresidente del gruppo Pdl Gaetano Quagliariello. Per questa indagine però è stata chiesta l’archiviazione.
“Non ho sottoscritto alcuna polizza sulla vita”, commenta Maurizio Gasparri. “Né ho fatto uso improprio delle somme che mi erano destinate quale presidente del gruppo Pdl Senato. Ritenevo di aver chiarito e documentato le mie ragioni e la verità dei fatti ma, a quanto pare, questo finora non è bastato. Confido che un esame più sereno e giuridicamente più corretto dei fatti che mi interessano possa consentire una definitiva chiarificazione e la conclusione di una vicenda che definire kafkiana è riduttivo”.