Sono fra quelli che quando hanno letto l’ipotesi di Baricco ministro alla Cultura nel nuovo governo Renzi, ha commentato un po’ stizzito: “Ma figuriamoci! Le solite boutade giornalistiche“. Baricco alla Cultura mi sembrava una cattiveria gratuita, ideata da quegli avversari di Renzi che vedono nel sindaco di Firenze non un competitore politico, ma un incauto deficiente, nel senso latino di deficior. Da lì la mia stizza, perché se anche non ho apprezzato per nulla il modo e il contenuto del “cambiamento di verso” del Matteo nazionale nei confronti del pur tristerrimo governo Letta-Alfano, ipotizzare Baricco ministro della Cultura, ecco, mi sembrava proprio troppo.
Poi, ieri, diversi giornali riportano di un colloquio avvenuto fra Renzi e Baricco. E questo è, belli miei, un fatto, non più una boutade. Baricco comincia addirittura a rilasciare interviste bariccose, schermendosi all’idea di entrare al governo, ma mica poi tanto: “Ho una vita che mi piace e non ho intenzione di cambiarla. […] Io ministro? No, sono assolutamente convinto di non avere il talento per fare questo“. Hai capito? Perfino Baricco – il cui ego è probabilmente secondo solo a quello di Aldo Busi, ma sulla questione non c’è unanimità fra i critici – è assolutamente convinto di non avere alcun talento come ministro della Cultura. Resta da chiedersi: e come mai Renzi, gran leader politico, invece pensava il contrario?
A quel punto, la mamma dell’ottimo Christian Raimo, su Facebook – riporta scherzando lo stesso autore di Latte e Il peso della grazia – cominciava giustamente a chiedersi: ma come mai a te non offrono nessun posto di governo? E dire che Raimo, nella sua tripla attività di scrittore, editore e professore di liceo, qualche magagna del sistema scolastico nazionale la conosce. Poteva essere un buon nome per Renzi: fighetto quanto basta, ma anche con un minimo di conoscenza reale dei problemi. E’ qui che è caduta l’ipotesi Raimo. E poi, diciamocelo: Raimo è di sinistra. Fuori gioco.
Il colpo di grazia mi è arrivato stamattina, quando ho letto che il Nuovo (?) Centro Destra avrebbe proposto come ministro per le Pari Opportunità niente meno che Isabella Rauti. Così, per garantirsi che anche il prossimo governo della Repubblica non alzi nemmeno la falangetta del mignolo nei confronti dei cittadini gay. Proprio come hanno fatto tutti i precedenti governi. Nel Nuovo (?) Centro Destra son fatti così: vogliono assicurarsi che i cittadini di serie B restino di serie B, in secula seculorum, amen. Dipendesse da loro, sarebbero vietati anche i matrimoni misti, fra bianchi e neri. Alfano & Giovanardi sarebbero stati dei liberali all’avanguardia, nei primi anni del 1300.
Davanti a questo uno-due Baricco-Rauti, ho pensato di dovere contribuire anche io al futuro della mia nazione e proporre al bravo Matteo Renzi un #Totoministri degno del suo livello.
Ministro della Difesa: Visto il casino con i marò in India e la confusione nel Mediterraneo, fra primavere arabe e minacce varie, qui serve una vera roccia, riconosciuta a livello internazionale: Franco Baresi. L’amico Francesco Moroni ha approvato, spiegando: “Ha già dato la disponibilità, pare che sia Libero“.
Ministro della Giustizia: Santi Licheri. I miei soliti critici mi hanno fatto notare che sarebbe deceduto nel 2010. Beh, nessuno è perfetto, e poi anche Silvio Berlusconi lo era prima dell’incontro con Renzi e della convocazione di Napolitano. Santi Licheri sarà dunque il primo ministro postumo della Repubblica, essenziale per cambiare verso. In ogni caso, viste le cattive condizioni di salute di Santi Licheri, sarà importante il nome del vice-ministro, e qui consiglio a Renzi di seguire sua stella e affidarsi all’esperienza della staffetta con Rita Dalla Chiesa.
Ministro dei Rapporti col Parlamento: ecco una nomina molto delicata, vista la contrarietà dell’opposizione a Cinque Stelle e di SeL. Occorre un nome di provata affidabilità, una via di mezzo fra il politique-politicienne e il tecnico d’area: e per questo propongo Rocco Siffredi, che ha già accettato entusiasta: “Grazie al cazzo.”
Ministro all’Economia e Consumi, con delega senza portafoglio alle Pari Opportunità: In tempi di crisi, anche per questo importante dicastero è necessario affidarsi a un nome di provata esperienza e saggezza. Inoltre, si tratta di una nomina rosa e giovane, giovanissima, e sappiamo che Renzi a queste cose ci fa caso: La piccola fiammiferaia.
Ministro alla Pubblica Istruzione: qui anche ci vuole un nome rosa. Al ballottaggio, per evidenti meriti acquisiti sul campo, erano finite Edwige Fenech e Gloria Guida. Ma alla fine è Gloria Guida. ad averla spuntata. Lascio il perché ai solutori più che abili fra i commentatori (e probabilmente anche over 40). Però vi do un indizio: non fermatevi al binomio La Supplente vs La Liceale, ma soppesate gli uomini che le due hanno sposato. Quale dei due mariti è stato il celebre Maestro Perboni nel Cuore di Comencini? A questo punto capirete che la scelta su Guida era obbligata, come piace dire ai renziani.