“Sarebbe opportuno avere un Guardasigilli che si occupi di far funzionare la giustizia e non di bloccarla”. L’appello per Matteo Renzi, alle prese con la formazione del suo governo dopo aver ricevuto l’incarico da Giorgio Napolitano, arriva da Milano per bocca del procuratore aggiunto Francesco Greco, che negli ultimi anni ha coordinato le principali inchieste finanziarie a Milano (da Parmalat ad Antonveneta) e che è membro di una commissione sull’autoriciclaggio. Il magistrato ha partecipato ad un convegno organizzato dalla Regione Lombardia e dal Movimento 5 stelle su “Tangentopoli ieri e oggi”, con il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez e l’ex pm Gherardo Colombo, nel giorno dell’anniversario dell’arresto di Mario Chiesa (17 febbraio 1992).
Greco ricorda quanto sia facile parlare di “spending review, che pure ci deve essere”, di tasse, pensioni e lavoro. Tuttavia, sottolinea, “non si parla di criminalità economica”. Criminalità che colpisce pesantemente l’Italia: 180 miliardi di euro di evasione fiscale, oltre 550 miliardi di non riscosso di Equitalia. La Procura di Milano la sua parte la fa, continua il magistrato, visto che solo lo scorso anno ha recuperato 3 miliardi di euro. Ci sono poi “migliaia di procedimenti di evasione Inps e Iva chiaramente provocati dalla crisi”, ma per la Cassazione “c’è dolo”. Quindi sono reati da perseguire. Sul fronte politico, però, arrivano spinte “per lasciare l’anonimato ai titolari dei conti esteri“. Rispetto della riservatezza? No, “un’ingiustizia, perché la privacy vale per chi le paga le tasse non per chi non le paga”.
La questione chiave, per il magistrato, non è tanto il riciclaggio, usato “per trasformare i fondi della mafia in soldi dell’economia reale”, quanto l’esportazione di capitali legali in “Svizzera e poi nei paradisi fiscali, come le Cayman“, perché “quelli sono fondi sottratti all’economia del Paese e allo sviluppo”. Partendo dal presupposto che “la madre di tutti i mali è l’evasione fiscale”, per Greco urge “fare una sorta di patrimoniale per chi ha portato i soldi all’estero“. Una misura che dovrebbe precedere “i tre modi classici” con cui lo Stato recupera risorse, ovvero attraverso “spending review, pensioni e stipendi”. In Italia, ha ricordato poi il pm, “abbiamo fatto diversi scudi fiscali e quei soldi sono rientrati per poco, e spesso lo stesso giorno sono subito riusciti dal Paese dopo aver pagato percentuali basse” a livello fiscale.
Sul fronte giustizia, per Greco andrebbero riviste una serie di normative vigenti che ne ostacolano il funzionamento. Un esempio è la legge ex Cirielli, “istituto dannoso e inutile”, e responsabile “di aver distrutto gran parte del sistema legislativo e dei processi”. “Posso capire la necessità di comprimere i tempi delle indagini – ha spiegato- ma dopo la richiesta di rinvio a giudizio no”. Anche la legge Severino andrebbe rivista perché “ha creato un sacco di problemi”. A giudizio del magistrato sarebbero inoltre urgenti normative sull’autoriciclaggioe sull’equiparazione di corruzione privata e pubblica, contro la quale è necessario un dialogo serio “tra apparati dello Stato“.
Rispetto ai tempi di Mani Pulite e del pool di magistrati, tra cui c’era anche Antonio Di Pietro, Greco ha ribadito di ritenere utile che anche i privati rispondano di corruzione, essendo ormai la politica più debole di certe imprese. Del resto, ha concluso, “la legalità è un bene non solo per la crescita democratica ma anche per quella economica” e “tutte le volte che la magistratura è intervenuta, le imprese italiane sono migliorate e hanno iniziato a fare utili”.