“Dal 1930, non si aveva nel Reichstag una maggioranza stabile e il cancelliere, Bruening, cominciò a emanare leggi senza sottoporle al Parlamento, valendosi dei poteri presidenziali di emergenza di Hindenburg. Sebbene i suoi decreti non fossero graditi alla Spd, i socialisti non volevano rovesciare Bruening, perché temevano che l’agitazione delle elezioni finisse con l’assicurare altri progressi a nazisti e comunisti. Quindi, dalla primavera del 1930 a quella del 1932, la situazione in Germania era sgradevole e incerta: il paese era retto da leggi impopolari, emanate non dall’autorità di un Parlamento democratico, ma da quelle del senescente maresciallo di campo, eletto presidente nel 1925” (William Sheridan Allen, “Come si diventa nazisti”, Einaudi 1994, pag. 85)
Dio ci protegga dalle analogie, specie da quelle più facili. Ma provate a sostituire Reichstag con Parlamento italiano; Hindenburg con Napolitano; la Spd (Partito Socialdemocratico Tedesco) con Pd; Bruening con Monti, Letta, o Renzi, (che fa lo stesso); il periodo 1929-1932 con il 2011-2014; il “senescente maresciallo di campo” nuovamente con Napolitano; il 1925 di Hindenburg con il 2006 di Napolitano.
Ecco, provateci. Mancano i nazisti. Ancora non ci sono, per lo meno in Italia. Ma allora salirono al potere in Germania, con largo consenso elettoral-popolare, al grido di “cancelliere della fame”, indirizzato a Bruening-Monti-Letta. Poi aggiungete “le aspre misure deflazionistiche di Bruening, basate sull’ortodossia economica, (che) non facevano che intensificare gli effetti della crisi”; aggiungete il numero impressionante di suicidi (questi in Italia, adesso), tra operai senza lavoro e imprenditori senza più soldi da investire, avrete una singolare anticipazione di ciò che potrebbe accadere, o comunque ripetersi. Certo, diceva Carlo Marx, la ripetizione di una tragedia è, di regola, quasi sempre una farsa. Ma ci sono anche le farse macabre.