Cresciuto tra i “giovani turchi” ispirati dal mito di Massimo D’Alema, paracadutato alla Camera da Pierluigi Bersani, scelto da Mirello Crisafulli e appoggiato dai renziani di Davide Faraone: sembra un utopico paradigma di correnti fratricide interne ai democratici e invece è più modestamente il nuovo segretario del Pd siciliano. Fausto Raciti, ventinove anni, segretario nazionale dei Giovani Democratici, nominato alla Camera senza passare dalle primarie, ha vinto la corsa alla poltrona più alta del Pd isolano. Una vittoria che fa poco scalpore, dato che sul giovane politico hanno puntato tutti o quasi i capibastone del Pd: a sceglierlo è stato Mirello Crisafulli in persona, l’ex senatore di Enna cacciato dalle liste dei democratici alle ultime elezioni politiche perché ritenuto “impresentabile”, proprio mentre Bersani inseriva de imperio Raciti in una posizione blindata per approdare a Montecitorio.
E invece, ora che c’era da scegliere il nuovo segretario nella Regione che più di ogni altra è laboratorio politico nazionale, ecco che Crisafulli è tornato ad essere presentabilissimo, almeno per gli altri leader del Pd siciliano. Primo tra tutti Davide Faraone, il luogotenente di Matteo Renzi, lo stesso che fino a poche settimane fa cannoneggiava contro Crisafulli, arrivando ad occupare il seggio di Enna durante le ultime primarie nazionali. “Si vuole impedire alla gente di votare per Renzi” accusava il responsabile welfare dei democratici. “È diventato il mio stalker, adesso lo denuncio” si difendeva Crisafulli. Come sia andata a finire con le denunce non è dato sapere, nel frattempo però i due contendenti hanno preferito stringere un’alleanza ferrea per portare al vertice del partito un uomo di provata fiducia: dall’odio più nero è sbocciato all’improvviso l’amore.
I risultati non si sono fatti attendere: Raciti ha sbancato ottenendo il 61 per cento dei voti, quasi il doppio rispetto al segretario uscente Giuseppe Lupo, riscopertosi barricadero antisistema, dopo un lustro da segretario unitario di un partito lacerato. Abbandonato dalle correnti romane, Lupo ha radunato al suo fianco Nino Papania, altro ex senatore cancellato dalle liste del Pd, e Francantonio Genovese, il ras delle preferenze di Messina, unica città in cui l’ex segretario ha stracciato con il 56 per cento dei voti il giovane concorrente. Per il resto il voto è stato a senso unico, con Antonella Monastra, la candidata di area Civati, ferma al cinque per cento e Raciti avanti in quasi tutte le province, dove per la verità i gazebo sono rimasti semi deserti: a votare per le primarie, infatti, sono andate solo 73 mila persone, quasi la metà rispetto alle primarie nazionali di dicembre.
Se quindi l’affluenza rispetto a due mesi fa si è dimezzata, l’altra faccia della medaglia racconta di una Sicilia che batte il record di votanti rispetto alle primarie delle altre Regioni. Merito dei piccoli centri, dove i capibastone riescono evidentemente a trascinare ancora gli elettori alle urne. “A Enna io vinco col maggioritario, col proporzionale e anche col sorteggio” è lo storico mantra di Crisafulli, che a Raciti ha portato in dote seimila voti su un totale di settemila votanti: una percentuale bulgara, come spesso capita da quelle parti.
Adesso il neo segretario avrà due immediati problemi all’ordine del giorno. Da una parte ci sono i rapporti col governatore Rosario Crocetta, sfiduciato dal suo predecessore che chiedeva da mesi nuove poltrone in giunta. “Con Crocetta bisogna stipulare un nuovo patto di governo” ha sintetizzato diplomaticamente il neo segretario regionale del Pd, evitando accuratamente di entrare nel dettaglio. E mentre Crocetta sembra uscire rafforzato da quest’elezione, il problema principale di Raciti da oggi sarà quello di mediare tra le varie correnti che lo hanno sostenuto, anime di un partito, spesso incompatibili tra loro, in perenne guerra intestina. “Il quadro largo del sostegno a questo progetto è garanzia di autonomia” ha spiegato Raciti sfiorando l’ossimoro. Nella terra dove può succedere tutto e il suo contrario, rottamati e rottamatori provano a coesistere.
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